Il 62% della popolazione mondiale vive dove la libertà religiosa è fortemente limitata

Nell’ultimo rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre si legge che i cristiani perseguitati sono oltre 307 milioni.

Quasi quattro miliardi e novecentomila persone, ovvero il 62,5% della popolazione mondiale, vivono in Paesi in cui la libertà religiosa è fortemente limitata. Sono sessantuno le nazioni, sulle centonovantasei esistenti (31%), nelle quali questo diritto umano fondamentale è violato attraverso la discriminazione (in ventotto stati) e la persecuzione (in trentatré) soprattutto delle minoranze religiose. Lo afferma la quattordicesima edizione del Rapporto 2023 sulla libertà religiosa nel mondo della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, che si riferisce al periodo compreso tra gennaio 2021 e dicembre 2022. Purtroppo, rispetto all’edizione precedente della ricerca in quarantasette Paesi la situazione è peggiorata, mentre solo in nove è migliorato.

Le comunità religiose minoritarie si trovano quindi in una situazione sempre più drammatica, che può arrivare anche al rischio di estinzione. Le cause dell’oppressione sono gli attacchi terroristici, la sorveglianza di massa, le leggi anti-conversione, gli attacchi al patrimonio culturale, le restrizioni finanziarie, le manipolazioni elettorali per ridurre la rappresentanza delle minoranze e le manipolazioni dei registri della popolazione. I responsabili di tutto ciò sono: i governi autoritari, che amministrano quarantaquattro nazioni nelle quali vivono quattro miliardi e mezzo di uomini e donne; il nazionalismo etno-religioso, presente solo in quattro stati ma che riguarda un miliardo e mezzo di persone; l’estremismo islamico, diffuso in ventuno stati con una popolazione di un miliardo e cento milioni di individui (alcune di queste nazioni sono comprese in più di un gruppo).

Inoltre, in trentasei di essi gli aggressori sono perseguiti raramente, o addirittura mai, per i loro crimini, complice anche il silenzio della comunità internazionale nei confronti di regimi ritenuti strategicamente importanti per l’Occidente, come Cina e India, che non subiscono sanzioni internazionali o altre conseguenze per le loro violazioni della libertà religiosa. L’Africa è il continente più violento, soprattutto a causa di quello che avviene in Ciad, Mozambico, Niger, Nigeria e Somalia, mentre la Cina e la Corea del Nord hanno il record negativo di inosservanze di questo diritto umano. Per la prima volta, il Nicaragua è stato inserito nell’elenco dei Paesi con i più alti livelli di violazioni.

Restringendo lo sguardo sui cristiani perseguitati, per calcolarli il rapporto esclude dai ventotto stati peggiori dove esse vivono Camerun, Repubblica Democratica del Congo e Mozambico, in quanto il fenomeno persecutorio, comunque molto cruento, interessa porzioni relativamente piccole dei rispettivi territori, nelle quali la maggioranza religiosa non è quella cristiana. Ne emerge che il totale dei cristiani che abitano in terre di persecuzione è pari a oltre trecentosette milioni di fedeli.