Nel nuovo rapporto sui conflitti dimenticati di Caritas si legge che gli italiani sono più consapevoli delle guerre nel mondo.
Nel nuovo rapporto sui conflitti dimenticati di Caritas si legge che gli italiani sono più consapevoli delle guerre nel mondo.
Sono diminuiti gli stati in cui vi è un conflitto armato, da 55 a 52, ma i morti causati direttamente da azioni di guerra sono in aumento: 170.700 (+17.600), il numero più alto dal 2019. Si riferisce al 2023 l’ottavo rapporto sui conflitti dimenticati di Caritas Italiana Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo, a cura di Paolo Beccegato e Walter Nanni. Vi si legge che sono quattro le guerre ad altissima intensità, ovvero con più di diecimila morti (erano tre nel 2022): quelle in Myanmar, Sudan, Ucraina, Israele e Palestina. Venti sono ad alta intensità, che hanno comportato tra i mille e i diecimila defunti (erano 17). A fronte di un aumento della spesa militare mondiale, giunta al massimo storico di 2.443 miliardi di dollari (pari al 2,3% del PIL globale) e per la prima volta in crescita in tutti i continenti, sono leggermente calate le operazioni multilaterali di pace (da 64 a 63) e gli operatori civili e militari in esse impegnati (da 114.984 a 100.568).
Il rapporto espone poi i risultati di un sondaggio demoscopico relativo alla conoscenza dei conflitti, realizzato appositamente per questa edizione. Il 71% degli intervistati è in grado di citare almeno una guerra degli ultimi cinque anni, conclusa o ancora in corso, mentre nel 2021 solo il 53% della popolazione era in grado di farlo. L’attenzione nei loro confronti ha dunque subito un forte incremento. Infatti, se tre anni fa a interessarsi perlopiù di cronaca locale e non internazionale era l’82%, ora è il 65%. Il conflitto più spontaneamente citato è quello russo-ucraino, seguito da quelli israelo-palestinese e siriano; una persona su quattro riesce a individuarne tre.
Importante è l’atteggiamento nei confronti della guerra: l’80% degli italiani la considera un avvenimento evitabile e non legato in modo indissolubile alla natura profonda dell’uomo (erano il 75% nel 2021). Quindi, il 74% non vuole interventi militari, ma il ricorso alla mediazione politica e alla riconciliazione tra i soggetti dello scontro (dal 62% di tre anni fa). Questo succede nonostante che nei principali telegiornali nazionali se ne sia parlato meno: se nel 2022 le notizie sui conflitti armati nel mondo sono state l’11,7% del totale, quasi completamente monopolizzate dall’Ucraina, l’anno successivo sono calate all’8,9%. La metà di esse è stata dedicata alla situazione israelo-palestinese, quasi la metà a quella russo-ucraina, il solo 3,4% a quindici Paesi in guerra, comunque sempre meglio che nei casi di Bangladesh, Etiopia, Guatemala, Honduras, Iraq e Kenya: essi non hanno ricevuto alcuna copertura mediatica.
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