Ad Abu Dhabi sorgerà la Casa della Famiglia Abramitica

Il primo grande progetto del Comitato per la Fraternità Umana sarà la costruzione di una chiesa, una moschea e una sinagoga in uno spazio comune.

Dopo lo storico incontro tra Papa Francesco e il Grande Imam sunnita di Al-Azhar Ahmed el-Tayeb, avvenuto durante il viaggio apostolico del Pontefice negli Emirati Arabi Uniti a febbraio, sta per prendere vita il primo grande progetto del Comitato per la Fraternità Umana. Come riportato da TV2000, resso la New York Public Library è stata presentata a settembre la Casa della Famiglia Abramitica: partendo dal riconoscimento del padre comune da parte di ebrei, cristiani e musulmani, questo tributo ad Abramo vedrà l’edificazione in uno spazio comune, sull’isola di Saadiyat ad Abu Dhabi, di una chiesa, una moschea e una sinagoga.

Nel Paese mediorientale in cui il 10% dei nove milioni e mezzo di abitanti si dichiara cristiano, il complesso sarà formato da tre edifici sacri separati per ogni religione (la chiesa sarà la seconda dell’emirato) e da uno spazio condiviso al centro per gli incontri. L’obiettivo è quello di approfondire i rapporti interreligiosi e coltivare i valori della convivenza pacifica tra credenze e culture differenti.

Il progetto dell’architetto David Adjaye propone un design contemporaneo e le articolazioni delle forme geometriche della chiesa, della moschea e della sinagoga si armonizzano tra loro, per creare un’area omogenea dove le generazioni presenti e future appartenenti alle diverse religioni si sentano più vicine tra loro.

Le tre strutture cubiche, ognuna circondata da colonnati che danno solennità alle architetture, hanno orientamenti diversi, perché diverse sono le religioni al servizio delle quali sono state ideate. Ma esse sono poste su un grande zoccolo, che contiene anche accoglienti giardini, a indicare che le tre grandi fedi monoteistiche possono coesistere in una comunità, in un’unica civiltà nonostante le loro differenze. Tra gli edifici sacri non c’è alcuna separazione: non c’è un’esclusione preventiva, ma un incoraggiamento all’inclusività.