Abusi nella Chiesa, è uscito il primo report della CEI

L’indagine iniziale del Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili riguarda il biennio 2020-2021.

Tra il 2020 e il 2021 sarebbero state ottantanove le presunte vittime di abusi all’interno della Chiesa. Lo afferma il primo report del Servizio nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della CEI, che ha svolto un’indagine sulla rete territoriale predisposta a tale compito. Il documento risultante, pubblicato in occasione della seconda Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi che si terrà domani, risponde all’obiettivo di verificare, relativamente al biennio 2020-2021, lo stato dell’arte in merito all’attivazione dei servizi diocesani o inter-diocesani per la tutela dei minori, dei centri di ascolto e del servizio regionale per la tutela dei minori nelle diocesi italiane, valutandone i punti di forza e di debolezza.

Nei centri di ascolto istituiti presso le diocesi, che nella maggior parte dei casi sono supportati da una équipe di esperti tra cui psicologi, educatori e giuristi, sono stati segnalati ottantanove casi di abuso nei confronti di minori (82% del totale) e adulti vulnerabili (18%). All’epoca dei fatti, le vittime avevano prevalentemente tra il 15 e i 18 anni (37,1%) e tra i 10 e i 14 anni (31,5%), mentre la fascia 5-9 anni riguarda il 13,5% delle segnalazioni. I presunti reati riguardano prevalentemente comportamenti e linguaggi inappropriati, toccamenti, molestie sessuali, rapporti sessuali e, in misura minore, esibizione di pornografia, adescamento online e atti di esibizionismo.

Guardando al profilo dei molestatori, emerge che in oltre la metà dei casi hanno tra i quaranta e i sessant’anni; seguono i trentenni, poi gli over sessanta e, infine, la fascia 18-30 anni. Relativamente al ruolo ecclesiale, essi sono soprattutto chierici (44,1%), poi laici (33,8%) e religiosi (22,1%). In percentuale, i laici celibi o nubili sono in numero di poco superiore rispetto a quelli sposati (residualmente sono separati o vedovi) e svolgono svariati ruoli: dall’insegnante di religione al sagrestano, dall’animatore dell’oratorio estivo o del grest all’educatore dell’oratorio, dal catechista al membro di un’associazione parrocchiale. I luoghi in cui sarebbero avvenuti gli abusi sono legati innanzitutto alla parrocchia (33,3%), alla sede di un movimento o un’associazione (21,4%), alle case di formazione e ai seminari (11,9%). In misura minore ci sono la scuola, le iniziative diocesane, gli istituti religiosi, appartamenti privati, la famiglia, gli orfanotrofi, la canonica, le gite.

Nei confronti delle presunte vittime, i centri di ascolto hanno offerto soprattutto informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica, ma anche la possibilità di incontrare l’ordinario e di seguire un accompagnamento di sostegno psicoterapeutico oppure spirituale. Ad alcuni degli autori dei presunti reati è stato proposto l’inserimento in una comunità di accoglienza specializzata o un percorso di accompagnamento psicoterapeutico. Attualmente, come si legge su Avvenire, la CEI sta avviando un’indagine sui seicentotredici fascicoli depositati dalle diocesi italiane presso il dicastero per la Dottrina della Fede relativi ad accuse di abuso a carico di chierici dal 2000, anno dal quale è stata resa obbligatoria questa procedura.

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