Accademici cinesi portano avanti la memoria dell’antica presenza cristiana in Cina

Un convegno a Xi’an ha fatto il punto sulle testimonianze delle comunità secolari della Chiesa siriaca d’Oriente.

In Cina, studiosi e accademici continuano a mantenere viva la ricerca e la memoria sulle origini della presenza cristiana nel Paese, spesso dimenticate. All’International Jingjiao forum (Convegno internazionale sulla Chiesa siriaca d’Oriente) tenutosi a Xi’an dal 5 al 7 luglio, organizzato dall’Istituto di studi sulla Via della seta dell’Università cinese del Nord Ovest e intitolato “Nuovi orientamenti, nuovi materiali storici e nuove scoperte”, si sono riuniti più di venti relatori provenienti da istituzioni della Cina continentale, di Macao e dell’Italia, oltre a sacerdoti delle diocesi di Xi’an, Shanghai e Pechino, riporta l’Agenzia Fides.

Proprio a poche decine di chilometri da dove si è tenuto l’evento sorge la pagoda di Daqin, che, sebbene sia malridotta e inagibile, testimonia il passato cristiano. Un numero crescente di ricercatori cinesi, infatti, la ritiene la più antica chiesa esistente in Cina, che solo successivamente è diventata un tempio buddista. La sua costruzione, accanto al monastero, avvenne seguendo i canoni architettonici locali per scelta di monaci della Chiesa siriaca d’Oriente, giunti nell’impero cinese già nella tarda antichità attraverso la Via della seta. Non distante, in un’area dell’attuale diocesi di Zhouzhi, quattro secoli fa fu ritrovata la Stele nestoriana del 781, la cui iscrizione testimonia appunto l’arrivo di missionari almeno nel 635. La sua intestazione, “Memoriale della propagazione della luminosa religione di Da Qin in Cina”, usa il termine cinese per indicare l’impero romano, Da Qin, il quale fu poi utilizzato per riferirsi alle locali comunità cristiane.

Il convegno ha fatto conoscere i risultati delle recenti campagne archeologiche nei luoghi dove sorgevano comunità cristiane, raccolte intorno a monasteri. Gli oggetti ritrovati appartenenti a epoche diverse testimoniano una loro presenza per centinaia di anni. Studi storici e teologico-dottrinali si sono soffermati sull’incontro tra quella cristianità e la Cina delle dinastie Tang (618-907) e Yuan (1272-1368). I monaci della Chiesa siriaca d’Oriente praticavano uno stile di annuncio itinerante simile a quello dei primi apostoli, proponendo umilmente la loro religione senza seguire un progetto di conversione dell’impero cinese. Infatti, essi avevano il consenso dell’imperatore, il cui ritratto veniva esposto nelle chiese per mostrare la sua approvazione.

Nella loro opera di divulgazione, i missionari usavano termini ripresi dal buddismo, dal taoismo e dalle fonti classiche cinesi, tendando una sintesi teologica con un linguaggio culturalmente diverso da quello occidentale e proponendo questioni religiose in modo familiare rispetto alle tradizioni locali. Approfondire questi studi è utile, come ha auspicato il convegno, per valorizzare le modalità d’incontro tra il cristianesimo e la civiltà cinese, avvenuto tramite un paziente processo di adattamento. Questo è interessante anche riguardo alla sinicizzazione che oggi gli apparati cinesi richiedono alle comunità di credenti: confrontarsi col passato potrebbe essere utile per il presente.