In Africa i due terzi delle terre produttive sono in stato di degrado

Il 45% del suolo è colpito da desertificazione e ogni anno scompaiono oltre quattro milioni di ettari di foreste.

A fronte di un 60% di abitanti dell’Africa che per mangiare e lavorare dipendono dalla terra e dalle foreste, c’è un 65% delle terre produttive del continente in stato di degrado, che si aggiunge al 45% del suolo colpito da desertificazione. Inoltre, oltre quattro milioni di ettari di foreste, da quelle montane a quelle tropicali, scompaiono ogni anno, andando a diminuire continuamente questa ricchezza che vede il continente africano ospitare il 17% delle foreste a livello globale e il 31% delle altre terre boschive. Per di più, si stima che addirittura il 90% della popolazione utilizzi la legna da ardere e il carbone per produrre calore e luce e per cucinare.

Come si legge su Nigrizia, la deforestazione riduce le difese naturali dagli effetti estremi provocati dalla crisi climatica, come alluvioni, frane e smottamenti, incrementa la crescita del Co2 nell’atmosfera e distrugge habitat. Per contrastarla non basta l’azione dei singoli e delle associazioni ambientaliste, seppure molto importanti, servono interventi considerevoli per riportare le foreste nei paesaggi ormai spogli e inutili. I trecentonovantatré milioni di ettari di terre aride, tra cui le zone del Sahel e del Sahara in cui si vuole innalzare la cosiddetta Grande Muraglia Verde, e le terre coltivate degradate, pari a circa centotrentadue milioni di ettari, sono oggetto degli sforzi dei governi africani, sostenuti dalle agenzie dell’Onu.

Con il programma AFR100 (African forest landscape restoration initiative) trentuno governi africani hanno superato i cento milioni di ettari ripristinati che avevano come obiettivo per il 2030, arrivando a centotrenta. Il successo più significativo è quello della Bonn Challenge, iniziativa globale di riforestazione che opera soprattutto in Africa. Non tutte le iniziative, però, riescono a rispettare le tabelle di marcia. Per quanto riguarda la Grande Muraglia, ad esempio, l’obiettivo è piantare alberi in una striscia di terra lunga ottomila chilometri, ripristinando cento milioni di ettari entro il 2030, ma al momento sono solo diciotto nonostante l’iniziativa sia partita nel 2007.

Allo stesso tempo, però, da altre parti la situazione peggiora. Nel decennio 2010-2020, solo un paese africano su sei ha mostrato un aumento generale della copertura forestale. Il diffuso ritardo nel recupero delle aree coltivabili impedisce di frenare i cambiamenti climatici, creare migliori condizioni di vita per le comunità e limitare le migrazioni climatiche. È sempre più urgente invertire la rotta.