Aleppo, nella riaperta cattedrale un Natale con l’ombra della guerra

La chiesa armeno cattolica di Nostra Signora del Buon Soccorso è stata ricostruita, ma le bombe sono ricominciate a cadere.

La cattedrale armeno cattolica di Nostra Signora del Buon Soccorso, nel cuore del quartiere cristiano di Aleppo, ha aperto i portoni dalla domenica dell’Immacolata Concezione di Maria. Durante l’assedio di Aleppo, che si è prolungato tra il 2013 e il 2016, sei missili avevano distrutto le cupole e i soffitti della chiesa del 1840, costruita sulla base di una antica casa aleppina del 1603 con la tipica struttura con il patio e le cupole.

Ricostruita in poco più di un anno da un pool di esperti internazionali grazie alla generosità di molti donatori internazionali, la cattedrale è stata inaugurata dal cardinale Mario Zenari, alla presenza del nunzio apostolico, del gran muftì di Siria e di rappresentanti del governo e della autorità locali. La comunità armeno cattolica di Aleppo, che ora conta settemila individui (erano ventimila nel 2011), ha così potuto ritrovare la propria casa comune in tempo per festeggiare il Natale. Avvenire riporta le parole di speranza, ma anche di preoccupazione, di Boutros Marayati, arcivescovo da quasi trent’anni.

«Le scuole sono aperte e anche le nostre chiese, sempre piene di fedeli che vengono a pregare ancora più di prima della guerra. La gente vuole un punto di riferimento spirituale e, in questo momento, si ha la certezza che solo Dio ci può aiutare. […] È un segno di rinascita che aiuta i fedeli a dire che Aleppo non è finita e ci dà il coraggio di continuare la nostra missione. […] Vogliamo restare, ma senza un aiuto esterno non possiamo vivere.»

Infatti, le preoccupazioni per il futuro e per una guerra che non dimostra di volersi concludere sono molte. Come racconta a Terra Santa il vicario apostolico per i cattolici di rito latino che vivono in Siria Georges Abou Khazen, ad Aleppo nell’ultimo mese la situazione è andata via via peggiorando.

«Nelle settimane scorse, sono ripresi i bombardamenti alla cieca su alcuni quartieri, a spese della popolazione civile. Gli ordigni partono dalla zona di Idlib e dalla periferia occidentale di Aleppo. In quell’area i militari turchi hanno messo un punto di osservazione e l’esercito siriano esita a contrattaccare, per non innescare uno scontro diretto con le forze turche. D’altronde molti gruppi jihadisti hanno agganci con la Turchia. Questa nuova fase ha provocato varie vittime in città.»

I cristiani di Aleppo, che ora sono quarantamila rispetto ai centoventimila di prima della guerra, hanno insomma festeggiato il Natale con l’inquietudine di rivedere spalancato il baratro di una prosecuzione del confitto armato.