Algeria, le autorità hanno chiuso le attività della Caritas

La decisione è stata presa senza fornire motivazioni esplicite, per cui si possono solo fare delle supposizioni.

Senza alcuna motivazione esplicita, dal primo ottobre Caritas Algeria ha chiuso in via completa e definitiva tutte le sue attività che stava portando avanti da sessant’anni «secondo la richiesta dei pubblici poteri», come si legge nel breve comunicato firmato dall’arcivescovo di Algeri Jean-Paul Vesco e dall’arcivescovo emerito Paul Defarges. Nemmeno il governo algerino ha fornito una spiegazione. Su Nigrizia si legge come ipotesi la possibilità che il servizio della Caritas sia stato giudicato concorrente alle misure sociali delle autorità pubbliche, cosa che potrebbe evidenziare le loro difficoltà a gestire il consenso tra la popolazione.

Secondo fonti locali contattate dall’Agenzia Fides, la Caritas potrebbe essere stata oggetto di misure restrittive perché giudicata alla pari di organizzazioni non governative straniere o multinazionali, rientrando così nella politica generale perseguita negli ultimi tempi nei confronti di queste ultime. Infatti, in alcune comunicazioni dal Ministero dell’Interno si parla del fatto che la Chiesa cattolica stesse coprendo un’organizzazione non autorizzata coinvolta in presunte attività fuori legge. Non ci sono riferimenti specifici a eventuali violazioni e per questo esponenti della comunità cattolica algerina non credono vi sia un sentimento di ostilità verso la presenza operosa della Chiesa.

La nota afferma che, «naturalmente, la Chiesa cattolica rimane fedele alla sua missione caritativa al servizio della fratellanza» e cita il comunicato congiunto tra Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmed al Tayyeb sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, sottoscritto ad Abu Dhabi nel febbraio 2019: «La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare […] il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere». I vescovi non hanno dunque voluto commentare esplicitamente la decisione delle autorità, ma sono sicuramente preoccupati dall’ulteriore limitazione inferta alla Chiesa cattolica algerina, dopo che essa aveva già rinunciato a ogni forma di proselitismo per porsi al servizio di tutto il popolo algerino, quasi totalmente musulmano.