Al posto di concentrare le incombenze nelle mani dei presbiteri, che sono sempre meno, occorre distribuirle tra le persone.
Al posto di concentrare le incombenze nelle mani dei presbiteri, che sono sempre meno, occorre distribuirle tra le persone.
“Don A. mantiene l’incarico di direttore di … e assume anche quello di parroco dell’unità pastorale …”. “Don B., parroco di …, è nominato anche amministratore parrocchiale di …”. “Don C., parroco di …, è nominato anche assistente spirituale di …”. “Don D., direttore di …, è nominato anche consulente di …”. Queste sono alcune affermazioni che si possono leggere nei documenti che riportano le nuove nomine e i trasferimenti dei preti e che modificano in continuazione le realtà parrocchiali. Su Vino Nuovo, Assunta Steccanella, docente presso la Facoltà Teologica del Triveneto, si è soffermata sull’uso di un termine che qui ricorre molto spesso: “anche”.
Esso testimonia come oggigiorno un numero sempre minore di presbiteri abbia sempre più attività da seguire, sempre più persone da curare, sempre più luoghi da abitare. Con la moltiplicazione degli incarichi, i pastori non possono portare avanti il proprio ministero con serenità, costretti a dividere le proprie giornate tra i vari obblighi e a trascurare inevitabilmente alcune cose. Per non parlare, nei casi limite, del rischio di un esaurimento. Certo, i vescovi devono certo destreggiarsi tra esigenze e difficoltà crescenti in tempi ristretti, ma in questo modo si tira una coperta che rimane troppo corta.
Il futuro delle parrocchie e della pastorale, dice l’autrice dell’articolo, può passare attraverso un utilizzo diverso della parola “anche”, scelta come congiunzione invece che come avverbio. “Don A. mantiene l’incarico di direttore di …, assume quello di parroco dell’unità pastorale … e anche il diacono don E., suor F. e la famiglia degli sposi G. e H. saranno corresponsabili per la vita della parrocchia”. “Don B. e anche l’équipe ministeriale collaboreranno per la cura dell’unità pastorale di … secondo specifici mandati conferiti dal vescovo per la catechesi, il settore giovanile e familiare, la Caritas, l’economato, le celebrazioni domenicali in assenza di presbitero”. “L’accolita I. e anche la lettrice L. sono nominate assistenti spirituali di …”. Al posto di concentrare le incombenze nelle mani di pochi, occorre moltiplicare le persone.
Gli strumenti normativi ci sono (ad esempio Spiritus Domini e Antiquum ministerium) e il momento è favorevole, visto che la Chiesa è in pieno cammino sinodale. Steccanella sogna una Chiesa governata in modo cooperativistico, svincolata dal clericalismo perché basata sulla suddivisione di compiti e poteri e condotta da uomini e donne che esercitino i propri specifici carismi. Un insieme di preti, diaconi, religiosi, accoliti, lettori, catechisti, sposati, single, ministri di fatto può rendere visibile l’identità ministeriale di tutta una comunità ecclesiale.
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