Un’apparente contraddizione di Gesù

Cristo afferma sia «Chi non è contro di noi è con noi» sia «Chi non è con me è contro di me» dicendo sempre delle verità.

Nei Vangeli, Gesù rivolge ai suoi discepoli due affermazioni che, prendendole alla lettera, appaiono in contraddizione: «Chi non è contro di noi è con noi» (Mc 9,40) e «Chi non è con me è contro di me» (Mt 12,30; Lc 11,23). La prima è aperta ed ecumenica, la seconda appare chiusa e integralista. Su Famiglia Cristiana, mons. Gianfranco Ravasi afferma che, per quanto ci sia un contrasto tra questi due detti, è necessario trovare una soluzione a favore della loro compatibilità e decisivo è il contesto in cui sono state pronunciate, senza il quale le frasi perdono il loro genuino significato e la loro verità.

Nell’episodio del Vangelo di Marco, l’apostolo Giovanni segnala a Gesù l’esistenza di un esorcista estraneo alla comunità cristiana, che opera contro il male satanico nel nome di Cristo, dicendogli: «Noi glielo abbiamo vietato perché non era dei nostri». A questo atteggiamento di autodifesa e rifiuto, Gesù reagisce con parole opposte, «Chi non è contro di noi è con noi», che aprono al bene ovunque si manifesti. Questo detto, tra l’altro, rifletteva un proverbio diffuso, usato anche nel mondo romano (come attesta Cicerone).

Nella vicenda raccontata dai Vangeli di Matteo e Luca, Gesù si scontra contro il Maligno guarendo un indemoniato, mentre i farisei lo accusano: «Costui non scaccia i demoni se non per mezzo di Beelzebùl, il capo dei demoni» (Beelzebùl, divinità dei cananei il cui nome significa “Baal il principe”, era così considerato dagli ebrei). Dicendo «Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie con me disperde», Cristo esorta a schierarsi chiaramente con chi ha scelto di combattere il male, quindi con Lui.

Considerando i differenti contesti, entrambi i detti risultano logici e non contraddittori, in quanto corrispondono a finalità divergenti. In generale, sottolinea mons. Ravasi, nella lettura di ogni testo occorre seguire un principio generale: estrapolare una frase senza tener conto del “tessuto” (textus in latino) in cui è inserita è errato, perché si rischia di perdere il suo autentico significato. Non tener conto di questa norma interpretativa porta a tesi discutibili, stravaganti o fondamentaliste anche nella fede.