Appelli di pace contro l’escalation delle violenze tra India e Pakistan

Dopo le centinaia di vittime causate da attacchi terroristici e aerei, vescovi e religiosi richiamano i governanti alla via del dialogo.

“Condanniamo gli attacchi terroristici avvenuti in Kashmir, ma anche qualsiasi reazione armata: chiediamo a Dio di cambiare i cuori e agli uomini di fermare ogni atto che può portare alla guerra. Preghiamo per le vittime e preghiamo per la pace tra India e Pakistan. Entrambi i paesi […] devono rispettarsi a vicenda e devono essere realisti, comprendere la realtà e collaborare per il bene: invece di minacciarsi a vicenda, i leader di entrambi i paesi devono lavorare dando priorità al mantenimento della pace”.

Secondo quanto riportato dall’Agenzia Fides, si rivolge così ai due Paesi confinanti il vescovo della diocesi di Hyderabad Samson Shukardin ofm, dopo l’attentato del 14 febbraio in cui sono morti quarantadue militari indiani e il raid di cacciabombardieri indiani in territorio pakistano contro una postazione del gruppo jihadista sunnita Jaish-e-Mohammed, che aveva rivendicato l’attentato. Il governo indiano aveva accusato quello pakistano di essere coinvolto nell’attacco terroristico.

Così, la contraerea di Islamabad il 27 febbraio ha abbattuto due jet indiani entrati illegalmente nello spazio aereo pakistano, facendo poi prigioniero uno dei due piloti. È dalla guerra del 1971, in seguito alla secessione del Bangladesh, che non si verificava uno scontro del genere. Ed entrambi i Paesi detengono armi nucleari.

“Chiedo ai leader di India e Pakistan di riprendere i dialoghi di pace e risolvere tutte le questioni attraverso il dialogo. Ci aspettiamo che anche la comunità internazionale intervenga per disinnescare la situazione che sta causando la perdita di vite umane, evitare la rovina di questa regione che manderebbe sul lastrico questa parte di terra. Senza arrenderci di fronte alle difficoltà, dobbiamo tutti cercare e seguire ogni possibile modo per evitare la guerra, che si traduce sempre in tristezza e gravi conseguenze per tutti. Preghiamo tutti affinché Dio Onnipotente conceda saggezza alla leadership di entrambi i Paesi per risolvere le loro questioni in modo che la pace e la prosperità possano prevalere, portando a un futuro migliore delle persone nella regione e nel mondo”.

Lo ha affermato ad AsiaNews l’arcivescovo di Islamabad-Rawalpindi e presidente della Conferenza Episcopale Pakistana Joseph Arshad. Intanto, una delegazione di frati francescani cappuccini ha compiuto un pellegrinaggio a Gandha Singh, un villaggio del Punjab al confine tra India e Pakistan, per portare tra la gente la preghiera attribuita a san Francesco d’Assisi che recita “Dio rendici strumenti della tua pace”. All’Agenzia Fides, p. Francis Nadeem ofm cap, Custode dei Cappuccini in Pakistan e segretario esecutivo della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso, ha dichiarato:

“Scopo di questa visita era lanciare un messaggio di pace, fratellanza, amicizia, riconciliazione e reciproca accoglienza alle nazioni di India e Pakistan. Abbiamo innalzato a Dio una preghiera perché ci si possa impegnare per una pace sostenibile, abbiamo fatto silenzio e abbiamo acceso ceri per simboleggiare il nostro impegno e la nostra invocazione all’Atissimo”.