Sud-est asiatico, occorre fare di più per garantire la libertà religiosa

Un gruppo di parlamentari dei Paesi che fanno parte dell’ASEAN ha lanciato un appello ai propri governi.

L’ASEAN, l’Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico, è la più importante organizzazione intergovernativa di quest’area del mondo e riunisce dieci stati diversissimi tra loro (Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam) per facilitare l’integrazione e la cooperazione regionali e promuovere il benessere economico e lo sviluppo umano. Per questo, è significativo che il gruppo ASEAN Parliamentarians for Human Rights abbia fatto un appello ai propri governi per «fare di più per garantire la libertà religiosa, proteggere le minoranze e smettere di utilizzare espressioni come “ordine pubblico” e “armonia” come giustificazione per imporre restrizioni immotivate su questi diritti fondamentali», come riferisce AsiaNews.

Il suo rapporto Restricting diversity. Mapping legislation on freedom of religion or belief in Southeast Asia (Limitare la diversità. Mappatura della legislazione sulla libertà di religione o di credo nel Sud-est asiatico) mira a mettere in evidenza che, nonostante i risultati positivi per migliorare la coesistenza, ci siano ancora molti problemi da risolvere e situazioni che dovrebbero essere migliorate, in quanto tante leggi, costituzioni e regolamenti impediscono, limitano e reprimono le libertà religiose. In cinquantacinque anni, l’ASEAN ha reso concreto un cammino fatto soprattutto di accordi commerciali, ma è ben lontana dal raggiungimento di un’integrazione politica che possa garantire ai seicento milioni di abitanti dell’area un analogo livello di democrazia e diritti umani.

Infatti, la carta religiosa viene utilizzata quando, senza badare agli scrupoli, si vuole giustificare l’identità nazionale, fomentare il nazionalismo o discriminare le minoranze. Tutto questo è fatto per mera opportunità politica, ma con conseguenze destabilizzanti sui gruppi che ne subiscono le conseguenze. Così, con il pretesto della sicurezza nazionale o dell’ordine pubblico gli ahmadiyah, gli sciiti, i testimoni di Geova e tanti altri si vedono limitare le loro libertà. Leggi contro la blasfemia finiscono per criminalizzare chi è critico verso il governo o l’establishment religioso della maggioranza. Con queste violazioni degli standard internazionali dei diritti umani, non è possibile costruire società aperte, solidali e integrate.