Aumentano le armi italiane in Medio Oriente

Negli ultimi cinque anni le esportazioni militari sono state pari a quelle dei quindici anni precedenti, più della metà fuori da UE e Nato.

Negli ultimi cinque anni, l’esportazione di armi italiane è cresciuta considerevolmente. In questo lustro, è stata autorizzata dal governo la vendita di quarantaquattro miliardi di armamenti, valore equivalente a quello dei quindici anni precedenti. I principali destinatari sono il Kuwait e il Qatar (per le maxi-commesse di aerei e navi) e il Regno Unito e la Germania (soprattutto per la cooperazione sugli aerei Eurofighter). Seguono a distanza la Francia, gli Stati Uniti d’America e la Spagna. Il totale degli ultimi trent’anni si avvicina ai novantotto miliardi di euro.

È quanto emerge dallo studio condotto dalla Rete Italiana per il Disarmo e dalla Rete della Pace, pubblicato in occasione dell’anniversario della promulgazione della Legge 185/90 che regola l’export militare, norma avanzata ed innovativa che però ha perso molta della propria efficacia a seguito di modifiche e applicazioni deviate. La crisi finanziaria globale del 2008 aveva attenuato il rialzo delle vendite, ma poi la politica si è indirizzata non verso il controllo, ma il sostegno dell’industria delle armi.

Inoltre, negli ultimi cinque anni ben il 56% delle esportazioni è stata diretta verso paesi al di fuori delle principali alleanze politico-militari dell’Italia, ovvero nazioni che non appartengono all’Unione Europea o alla Nato. In particolare, le armi italiane si sono dirette verso il Medio Oriente, che ha addirittura raddoppiato la sua quota rispetto ai venticinque anni precedenti. Dopo Kuwait e Qatar, troviamo Pakistan, Egitto, Turchia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, tutti stati problematici.

La Legge 185/90, infatti, vieta di esportare armi verso paesi coinvolti in conflitti armati, che hanno politiche in contrasto con l’articolo 11 della nostra Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”), dove vi sono gravi violazioni dei diritti umani, sotto embargo internazionale e che non sono in linea con la politica estera dell’Italia. Rete Italiana per il Disarmo e Rete della Pace chiedono più trasparenza, che si sta perdendo sempre più, per dare la possibilità di tenere sotto controllo un tema così delicato e cruciale come quello dell’esportazione di armi, a cui è legata la responsabilità dell’Italia nei confitti armati.