Aumentano i casi di stupro in alcuni Stati africani

In Nigeria diverse manifestazioni chiedono giustizia e un cambiamento culturale, in Sud Africa si moltiplicano le denunce.

In queste settimane l’Africa sta facendo i conti, oltre che con la pandemia, anche con l’aumento dei casi di stupro contro le donne. In Nigeria, diverse manifestazioni di protesta chiedono un’azione urgente per rendere giustizia alle vittime, che subiscono aggressioni talvolta mortali. Secondo i manifestanti, la mancanza di fiducia nel sistema giudiziario rende difficile sia la denuncia alle autorità che la condanna degli uomini accusati. Inoltre, una cultura malsana rovescia colpe infamanti su chi subisce la violenza sessuale, che teme la stigmatizzazione e l’estorsione da parte della polizia. Addirittura, i governatori di trentasei stati del Paese hanno dichiarato lo stato di emergenza per stupro e altre violenze di genere nei confronti di donne e bambini. All’Agenzia Fides, mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja, ha affermato:

«I crescenti casi dell’odioso crimine di stupro sono spaventosi. La cultura dello stupro è tanto ripugnante e riprovevole quanto disumanizzante. Lo stupro infligge alle vittime un trauma psicologico indicibile per tutta la vita. Lo stupro non è solo un atto gravemente peccaminoso, ma anche un atto estremamente barbaro e criminale. Speriamo che gli autori di tali crimini atroci siano puniti severamente in base alla legge e, infine, liberati dallo spirito malvagio che li porta a commettere crimini sessuali così orribili. I crimini sessuali offendono Nostro Signore, causano danni fisici, psicologici e spirituali alle vittime e danneggiano la comunità dei fedeli.»

In Sudafrica, prima della pandemia il livello di violenza domestica era già altissimo. La quarantena ha amplificato questa situazione, vista la convivenza forzata tra vittime e carnefici. Nella sola prima settimana di misure restrittive, la polizia ha ricevuto oltre 87.000 denunce di abusi (alcuni fino alla morte), con un aumento di casi, frequenza e intensità. Anche il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha definito la violenza di genere una seconda pandemia, visto che i numeri sono simili a quelli degli infettati dal Covid-19. Secondo quanto riporta l’Agenzia Fides. la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale dell’Africa australe ha dichiarato:

«Da quando il Paese è entrato nella terza fase di confinamento per il Covid-19, si è avuta un’ondata di violenze di genere e femminicidi, che condanniamo fermamente e senza riserve. […] Dio ha creato tutto il nostro essere: cuore, mente e corpo. Quei corpi che vengono assaliti sono amati da Cristo. Questi corpi rimangono preziosi. Dio è profondamente addolorato quando infliggiamo violenza di genere a chiunque. Riteniamo che il recupero delle persone violente sia possibile. Il cambiamento è possibile. Dobbiamo anche lavorare per la guarigione delle vittime. Il nostro lavoro deve essere quello di educare e prevenire la violenza di genere. Noi come Chiesa abbiamo contribuito a questo flagello attraverso la nostra negazione, il nostro silenzio, la nostra resistenza e la nostra mancanza di preparazione.»