Maria, che come ogni donna incinta sa cosa significa essere in attesa, non ha celebrato l’Avvento, ma lo ha vissuto nella sua carne.
Maria, che come ogni donna incinta sa cosa significa essere in attesa, non ha celebrato l’Avvento, ma lo ha vissuto nella sua carne.
Quest’anno, la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria cade nella seconda domenica di Avvento. Da un punto di vista liturgico, c’è quindi una sovrapposizione: quale va celebrata? Generalmente, le feste mariane non hanno la precedenza sulle domeniche dei tempi forti di Avvento e Quaresima, ma, in via eccezionale considerando la devozione italiana alla Madonna, il presidente della CEI Gualtiero Bassetti ha chiesto che domenica si possa comunque festeggiare l’Immacolata Concezione di Maria.
La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha approvato questa richiesta, raccomandando però, per custodire pure il senso celebrativo dell’Avvento, che la Liturgia delle Ore rimanga quella della seconda domenica di Avvento. Questa concelebrazione è un’occasione. All’Osservatore Romano, padre Raniero Cantalamessa parla dell’Avvento come di un tempo anche mariano.
«Al centro dell’Avvento, come di ogni tempo dell’anno liturgico, c’è Cristo in quanto mediatore tra Dio e l’uomo. L’Avvento è un tempo cristologico e trinitario, ma è anche mariologico, nel senso che il mistero dell’Incarnazione che è al centro di questo tempo si è realizzato in lei. Anche la Parola di Dio che ci accompagna nel tempo di Avvento e di Natale la vede quasi sempre protagonista. Maria, diceva san Bernardo, è “la porta attraverso cui Dio è entrato nel mondo ed è ora la porta attraverso cui noi possiamo entrare in Dio”.»
La liturgia di Avvento ci prepara al Natale attraverso tre figure: Isaia, Giovanni Battista e Maria. Il primo è il profeta che, in tempi lontani, ha annunciato la nascita dell’Emmanuele; il secondo è il precursore che ha additato al mondo Cristo come l’Agnello di Dio; la terza è colei che ha portato in grembo Gesù, proclamata Madre di Dio (Theotokos) dal dogma del concilio di Efeso del 431 e, in quanto prima credente, invocata come Madre nella Fede da san Giovanni Paolo II nella Redemptoris Mater.
«Maria è l’unica che non ha celebrato l’Avvento, ma lo ha vissuto nella sua carne. Come ogni donna incinta — e lei in modo unico nella storia — sa cosa significa essere “in attesa”. Il suo sguardo era più rivolto dentro di sé che fuori, e in questo è l’icona vivente di una Chiesa contemplativa. Nel frastuono del consumismo sfrenato che ormai caratterizza questo tempo, Maria ricorda silenziosamente al mondo che non c’è Natale senza Gesù, che il Natale che l’occidente secolarizzato si appresta a celebrare è una festa senza il festeggiato, e perciò una festa triste. I volti delle persone il giorno dopo Natale sono la prova vivente che non sono le cose che possono fare la felicità dell’essere umano. Con Gesù, i doni anche i più piccoli aggiungono gioia a gioia; senza di lui le cose create sono “cisterne screpolate che non contengono acqua”, direbbe il profeta Geremia.»
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