I bambini stanno pagando il prezzo più alto della crisi

Le giovani generazioni subiscono la crisi climatica, le guerre e la lentezza a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Leggendo le ultime notizie lanciate dall’Unicef, emerge come a pagare per la crisi climatica, le guerre in corso e la lentezza a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu siano soprattutto i giovani. Innanzitutto, i repentini e drammatici cambiamenti del clima colpiscono prima di tutto i diritti delle nuove generazioni, perché il loro futuro è messo a rischio. Nonostante siano quelle che stanno dimostrando maggiore sensibilità e attivismo su questo tema, sono quelle che hanno meno voce in capitolo durante i negoziati e quando vengono prese le decisioni. Quasi la metà dei bambini e degli adolescenti del pianeta, circa un miliardo di individui, è ad altissimo rischio per le conseguenze dovute alla scarsità d’acqua, agli eventi metereologici estremi sempre più diffusi, all’inquinamento. Nel mondo, entro il 2040 quasi uno su quattro vivrà in aree con stress idrico estremamente elevato. In Italia, nel 2050 la maggior parte dei minori sarà esposta a frequenti ondate di calore.

Poi, si stima che sulla Terra seicentoquaranta milioni di ragazze e donne siano state date in moglie durante l’infanzia, il che vuol dire dodici milioni di giovani sposate all’anno. Le minori che contraggono matrimonio sono diminuite dal 21% al 19% rispetto ai rilevamenti di cinque anni fa, ma, nonostante questi progressi, la velocità di riduzione del fenomeno globale dovrebbe essere venti volte più rapida per raggiungere la sua scomparsa. Conflitti, situazioni climatiche estreme e conseguenze del Covid-19 stanno minacciando di annullare i risultati faticosamente raggiunti. Ad esempio l’Africa subsahariana, che attualmente detiene il secondo maggiore tasso a livello mondiale di spose bambine (20%, mentre l’Asia meridionale ne ospita il 45%), è lontana oltre duecento anni dal porre fine a questa pratica al ritmo attuale.

Inoltre, tra il 2005 e il 2022 l’Onu ha accertato trecentoquindicimila gravi violazioni contro i bambini nei conflitti, commesse in più di trenta situazioni in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina. I rilevamenti parlano di oltre centoventimila giovani uccisi o mutilati, almeno centocinquemila reclutati o utilizzati da forze armate o gruppi armati, più di trentaduemila rapiti e sedicimila sottoposti a violenza sessuale. Ciò dimostra l’impatto devastante della guerra e degli scontri sui bambini, i quali hanno subito anche le conseguenze degli attacchi a scuole e ospedali (sedicimila) e dei casi di negazione dell’accesso umanitario (ventiduemila). Questi sono i numeri accertati, ma purtroppo è probabile che il bilancio reale sia ben peggiore. Invertire la rotta è possibile, afferma l’Unicef, però sono necessarie azioni urgenti e decise.