La “Madonna della gatta” del Barocci rappresenta una scena intima e quotidiana che amplifica gli affetti di chi la guarda.
La “Madonna della gatta” del Barocci rappresenta una scena intima e quotidiana che amplifica gli affetti di chi la guarda.
Accolti da Giuseppe che scosta un voluminoso tendaggio all’ingresso dell’abitazione della Sacra Famiglia, sui cui gradini d’ingresso si riconoscono i suoi umili strumenti da lavoro, ecco Elisabetta, giunta con il marito Zaccaria e il figlio Giovanni a rendere omaggio a Maria, sua parente, per la nascita di Gesù. Una scena intima e quotidiana, che non è attestata dai Vangeli ma è cara alla pietà popolare dal Medioevo al Seicento, dove si possono vedere entrambe le donne che hanno goduto di un’inaspettata venuta al mondo, quella del Battista e quella del Messia (come si legge su Senza confini).
La Vergine, lasciato a terra il cesto con il necessario per il cucito, stava leggendo un libricino, forse una prefigurazione del Vangelo, quando viene interrotta dalla visita. Mentre continua a cullare il Bambino, si volta e, con serenità e accettazione, vede la scritta sul cartiglio che pende dalla croce del Battista che ci indica Gesù: Ecce Agnus Dei. Il sonno del Salvatore è un’anticipazione della Sua morte, ma la vivacità volenterosa del Precursore ne preannuncia, indicandolo, anche la gloria. Sullo sfondo, oltre la finestra, la presenza del Palazzo Ducale di Urbino, sopra il quale le nubi stanno per essere spazzate via da una nuova luce per l’umanità, ci indica che il sacro evento va sempre riportato a oggi: la città, infatti, era dove viveva l’autore: Federico Fiori detto il Barocci.
L’opera, un olio su tela dipinto intorno al 1598, si intitola “Madonna della gatta”, perché a mediare tra la Sacra Famiglia e quella di Elisabetta c’è una gatta, rilassata eppure vigile, che sta allattando il suo piccolo sopra l’accogliente stoffa dell’ampio vestito cremisi di Maria che cade sul pavimento. Centro di una composizione speculare che vede i padri all’esterno, poi le madri e, più all’interno, i figli, la gatta ha la capacità di dare alla scena sacra una dimensione maggiore di quotidianità e verità e di amplificare gli affetti di chi guarda il quadro.
Il fedele è così trasportato in quella stanza, sentendosi vicino ai personaggi evangelici e parte di quel dolce dialogo fatto di sguardi e di gesti. Il Barocci, col suo delicato stile naturalistico e accessibile che esalta i sentimenti, ci fa accostare in modo immediato e concreto al mistero dell’incarnazione del Verbo.
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