Valorizzare i cinque sensi nel raccontare le famiglie in cui viviamo e le esperienze quotidiane a partire dalla famiglia di Nazareth.
Valorizzare i cinque sensi nel raccontare le famiglie in cui viviamo e le esperienze quotidiane a partire dalla famiglia di Nazareth.
“E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca 2,52). Gesù cresceva in una famiglia di Nazareth. Quale testimonianza avrà dato questa famiglia così particolare, ma di cui nessuno si è accorto della straordinarietà? Maria e Giuseppe, anzi, Giuseppe e Maria, data la impostazione patriarcale della famiglia del tempo biblico, sono due persone che non hanno una cultura religiosa completa, vivono della meditazione delle grandi storie della Bibbia, dell’ascolto dei testi letti nella sinagoga e appartengono ai poveri di JHWH, ovvero a quelle persone semplici che non hanno ruoli pubblici nella vita del popolo di Israele e che vivono la loro fede nella quotidianità, nel loro lavoro, nella casa, nella famiglia secondo i costumi e le tradizioni del loro popolo, e attendono il messia che li libererà, secondo la promessa dei grandi profeti.
Nonostante questa normalità, certamente avere in casa il Figlio di Dio non deve essere stato semplice: quante scelte si fanno nella giornata da cui dipende uno stile di vita, che quindi vanno rimesse in discussione alla luce del neonato. E questo senza che sia il Messia; figuriamoci se è il Messia! Ci si sente giudicati, criticati, o comunque amati dal Signore dal momento che ci stiamo occupando di un figlio di Dio, o del Figlio di Dio? Basterebbe questa domanda per dare senso alla nostra vita, per darle slancio, oppure bloccarla dalla paura di sbagliare. Parlare dei trent’anni a Nazareth di Gesù significa mettere in luce la normale crescita di un bambino prima, di un adolescente poi e ancora di un giovane che cresce per poter diventare un adulto che ascoltando la chiamata di Dio si mette a disposizione, riconoscendo la voce di chi mi è stato presentato come promettente per la mia vita. Dunque, Gesù cresce grazie a Giuseppe, attraverso la sua partecipazione al lavoro del padre impara a progettare, a costruire, ad avere pazienza, ad usare gli oggetti in un determinato modo, a fare dei conti: quanti di questi atteggiamenti saranno presenti quando Gesù parlerà alla gente di Galilea; li possiamo trovare nei testi del Vangelo, soprattutto nelle parabole.
Matteo 7, 24 “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. 26 Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande”.
Luca 14, 28 “Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29 Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30 Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Pensiamo ancora, tra le varie scelte che si possono fare per la vita di un piccolo, quella della scoperta della creazione: come Maria, soprattutto, avrà accompagnato Gesù nella conoscenza della vita, della natura: che bello pensare a Maria mentre spiega a Gesù da dove arrivano gli elementi con cui, insieme madre e figlio, stanno facendo il pane… E poi la festa di Pasqua: come l’avranno vissuta annualmente? Sappiamo che andavano a Gerusalemme. Come avranno raccontato l’esodo, sollecitati dalla domanda del più piccolo della famiglia: perché siamo qui questa notte? E questo piccolo è il Messia… E allora come possiamo concretizzare questa testimonianza nel quotidiano? Come anzitutto lasciarsi sconvolgere dalla presenza del Signore senza buttare a mare ogni cosa della propria vita, ma riorientando tutto verso di Lui? Anche in questo caso i cinque sensi ci vengono in aiuto.
Le esperienze quotidiane diventano ricche di senso se il Signore le ha attraversate diventando grande attraverso di esse: pensiamo al cibo, ai giochi, ai profumi della primavera, alle preghiere di ringraziamento per lo spettacolo della creazione (preghiera ebraica quotidiana). I cinque sensi ci dicono della vita quotidiana, ci fanno sentire vivi, ci rendono capaci di dare contenuto alle nostre preghiere: allora possiamo ripercorrere le vicende della nostra famiglia a partire da essi (un recente scritto per gruppi famigliari si intitola Una famiglia che profuma di Vangelo). Possiamo allora valorizzare i cinque sensi anche nel racconto delle famiglie in cui viviamo, a partire da un racconto sulla famiglia di Nazareth.Possiamo valorizzare anche la preparazione di alcuni cibi: il cibo da sempre è veicolo di cultura, di senso, trasmette le scelte di un mondo (piccolo o grande che sia).
Ho provato sempre grande attenzione e interesse da parte dei piccoli nel produrre insieme del pane, con la possibilità di mangiarlo dopo averlo impastato (toccare, gustare, odorare e vedere). Altra esperienza molto bella è quella di mettere al centro dell’attenzione l’acqua: la sua freschezza, immagini di torrenti di montagna, la sensazione di essere purificati portano a riappropriarsi di un dono che per noi è normale che ci sia, ma se si perde la relazione che nasce dal dono, si perde il giusto rapporto con essa. Si racconta così di cosa viveva Gesù, il figlio di Giuseppe e Maria, che da grande sarà il Salvatore, ma ha iniziato ad esserlo scoprendo la bellezza e la bontà della creazione.
Ottavio Pirovano
Cooperativa Aquila e Priscilla
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