Burkina Faso, due milioni di persone rischiano la fame e la morte

Un’altra crisi dimenticata tra un drammatico conflitto regionale, condizioni climatiche estreme e la gravissima carenza di cibo.

In Burkina Faso, il drammatico conflitto regionale in corso che ha causato più di un milione di sfollati interni, le condizioni climatiche estreme e la gravissima carenza di cibo, che quest’anno sta colpendo un numero di persone tre volte superiore rispetto al 2019, sono le cause del rischio di morte per fame che nei prossimi mesi si abbatterà su oltre 2,2 milioni di abitanti. L’emergenza è lanciata, tramite un messaggio all’Agenzia Fides, dal direttore della Caritas locale, padre Constatin Sere, che scrive:

«Il mondo ha dimenticato la crisi nel Sahel. Paesi come il Burkina Faso si trovano ad affrontare una serie di sfide e senza aiuti le persone soffriranno terribilmente. Gli sfollati interni non hanno accesso ai generi alimentari, né all’acqua, essenziale sia per bere che per l’igiene personale. Si tratta di una delle ondate di sfollati in più rapida evoluzione nel mondo, a causa della quale centinaia di migliaia di persone non hanno né cibo, né acqua, né un rifugio adeguato.»

Padre Sere continua dicendo che la stagione delle piogge che si sta avvicinando aggraverà le condizioni degli sfollati, visto che i loro ripari non sono sufficienti per resistere alle tempeste, ai forti venti e alle inondazioni che arriveranno nei prossimi mesi. Così, la Caritas ha deciso di aiutare gli sfollati e le famiglie che li ospitano nelle zone particolarmente critiche, offrendo a circa 50.000 persone nelle diocesi di Kaya, Fada N’Gourma, Nouna e Dédougou aiuti alimentari e contributi economici.

I burkinabé continuano a sperare in un ritorno alla normalità, perché il ricordo della pace che regnava nel loro Paese è ancora vivo, visto che è da circa quattro anni che è iniziata l’attività dei gruppi armati. Lungo il confine settentrionale e nell’est del Burkina Faso, essi continuano a uccidere e terrorizzare i cittadini, rendendo instabile tutta la nazione. Padre Sere, infatti, dichiara:

«Se chiedi a uno sfollato ciò che desidera di più, ti risponderà che desidera tornare nel suo villaggio di origine. Temo che ciò non accadrà molto presto, perché le violenze non accennano a diminuire. Nonostante l’impegno da parte dello Stato, nel nostro Paese i gruppi armati continuano a seminare terrore e a spezzare vite.»