Sono ancora 20 i Paesi che eseguono sentenze capitali, in particolare Cina, Iran, Arabia Saudita, Vietnam e Iraq.
Sono ancora 20 i Paesi che eseguono sentenze capitali, in particolare Cina, Iran, Arabia Saudita, Vietnam e Iraq.
Secondo l’ultimo rapporto sull’uso della pena di morte nel 2018 di Amnesty International, il numero delle esecuzioni documentate è sorprendentemente calato del 30%, attestandosi a 690 (l’anno prima erano almeno 993). È il dato più basso registrato negli ultimi dieci anni, come riflesso della significativa riduzione in alcuni di quei paesi che, come Iran (da circa 507 ad almeno 253), Iraq (da almeno 125 ad almeno 52), Pakistan (da almeno 60 ad almeno 14) e Somalia (da 24 a 13), sono annoverabili fra quelli che eseguono più condanne a morte. Comunque, l’Iran conta ancora più di un terzo di tutte le esecuzioni documentate e il 78% di tutte le sentenze capitali sono state eseguite in soli quattro paesi: Iran, Arabia Saudita, Vietnam e Iraq.
Dall’altro lato, purtroppo, alcuni stati hanno forzato questo trend generalmente positivo: Bielorussia, Giappone, Singapore, Stati Uniti d’America e Sudan del Sud. La Thailandia ha eseguito la sua prima condanna a morte dal 2009 e in Vietnam, stando ai rari dati resi accessibili pubblicamente dalle autorità, si è vista un’estensione del ritorno alla pena di morte, cosa che lo colloca fra i maggiori esecutori a livello mondiale (85). Preoccupazioni hanno destato i considerevoli incrementi in alcuni paesi, in particolare Egitto e Iraq. In Cina permane il segreto di stato, ma Amnesty International continua a stimare la condanna a morte per migliaia di persone.
Fortunatamente, anche il numero dei Paesi che hanno eseguito sentenze capitali si è ridotto: sono 20, tre in meno del 2017 e 11 in meno di vent’anni fa. Il Burkina Faso l’ha abolita nel suo codice penale; il presidente del Gambia ha proclamato una moratoria ufficiale sulle esecuzioni e ha sottoscritto un protocollo internazionale avente lo scopo di promuovere l’abolizione della pena di morte; il governo della Malesia ha stabilito una moratoria e annunciato una futura riforma legislativa in materia.
Inoltre, il 17 dicembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che chiede ai Paesi che ancora mantengono la pena di morte di istituire una moratoria sulle esecuzioni, con la prospettiva di abolire la pena capitale. L’appoggio è stato in crescita rispetto al voto precedente: dei 193 stati membri delle Nazioni Unite, 121 hanno votato in favore della risoluzione, 35 si sono espressi contro e 32 si sono astenuti. Il consenso globale si sta convogliando per consegnare la pena di morte al passato.
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