Il ciclone Amphan ha causato danni in un’area con almeno diciotto milioni di persone, sradicando il 60% degli alberi.
Il ciclone Amphan ha causato danni in un’area con almeno diciotto milioni di persone, sradicando il 60% degli alberi.
Negli stati indiani del West Bengal e dell’Orissa non bastavano le difficoltà causate dalla quarantena decisa per limitare la diffusione del coronavirus. La scorsa settimana, un ciclone di nome Amphan ha causato danni in un’area che coinvolge almeno diciotto milioni di persone, ma, almeno, i morti sono stati pochi grazie alla decisione governativa di evacuare centinaia di migliaia di persone. P. Franklin Menezes, che opera per il servizio sociale Seva Kendra dell’arcidiocesi di Kolkata (Calcutta), racconta ad AsiaNews:
«Almeno il 60% degli alberi – molti vecchi di oltre cento anni – sono stati sradicati, producendo un disastro ecologico. Questi alberi sono caduti sui tetti delle case e delle capanne, distruggendo centinaia di migliaia di abitazioni, soprattutto quelle dei più poveri, meno robuste. Gli alberi sono caduti anche sui pali della luce per cui molti villaggi, ancora oggi, non hanno elettricità, internet, energia per le pompe e quindi non hanno acqua. La mancanza di acqua potabile, di cibo caldo e di un tetto sono i bisogni più urgenti. Ma vi è pure il problema delle strade, bloccate dagli alberi. […] La mancanza di acqua e le distruzioni hanno causato una mancanza assoluta di servizi igienici.»
L’arcivescovo di Kolkata mons. Thomas D’Souza ha dichiarato che il ciclone ha distrutto case e raccolti in almeno ventiquattro parrocchie, con danni anche a chiese e conventi. Così, oltre a ricordare l’azione immediata della Caritas nella distribuzione di aiuti e nella ricostruzione, ha chiesto direttamente a tutti i parroci, i superiori religiosi e i presidi delle scuole che si attivino ovunque sia necessario, dando cibo e ospitalità a coloro che sono stati colpiti dal ciclone, senza distinzione né di credo, né di casta.
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