Il calo di chi frequenta la messa dura da decenni

Una ricerca rivela come la forte diminuzione dei partecipanti ai riti cattolici non è connessa alle conseguenze del Covid.

Il forte calo del numero di coloro che partecipano alla messa in Italia non ha avuto una significativa accelerazione a causa del Covid-19 e non è una diretta conseguenza della pandemia. Il declino era già in atto e, tra il 2020 e il 2021, gli scostamenti registrati sono stati minimi. Secondo i dati resi disponibili annualmente dall’Istat, infatti, tra il 2015 e il 2021 c’è una certa continuità nella diminuzione delle frequentazioni. Quindi, «quello che sembrerebbe un grido di allarme si rivela un alibi, una scusa».

Lo afferma su Avvenire il sociologo Luca Diotallevi, professore presso l’Università di Roma Tre, che ha pubblicato una ricerca dal titolo La Messa è sbiadita. La partecipazione ai riti religiosi in Italia dal 1993 al 2019. In questo periodo quasi trentennale, la quota di individui di almeno diciotto anni d’età che dichiarano di aver partecipato almeno una volta alla settimana a un rito cattolico è passata dal 37,3% al 23,7%, oltre un terzo in meno. È soprattutto dal 2005 che si verifica un passaggio piuttosto rapido dalla condizione di praticante regolare a quella di non praticante, passando per una fase più o meno lunga di pratica saltuaria.

Inoltre, i cambiamenti non sono solo nei numeri complessivi, ma anche nella composizione della platea dei frequentatori delle chiese. Lo studioso ha rilevato come, un po’ inaspettatamente, l’abbandono di una pratica regolare abbia interessato in modo decisamente maggiore le donne rispetto agli uomini: le prime sono quasi il 40% in meno, i secondi poco oltre il 30%. Le donne maggiorenni che partecipano alla messa almeno settimanalmente sono ora il 28,7% della popolazione italiana, gli uomini il 18,3%.

Questo andamento è anche un significativo segnale in merito alla tipologia di presenza nella Chiesa italiana, dove la componente femminile è sempre stata decisamente maggioritaria. Le donne sono tradizionalmente uno dei pilastri nella trasmissione della fede alle nuove generazioni e questo passaggio sembra si stia interrompendo. Questo, tra l’altro, è in linea con il consistente calo delle vocazioni nelle congregazioni religiose femminili. Diotallevi commenta così: «il clero cattolico diminuisce meno rapidamente del popolo anche – certamente non solo – perché le autorità ecclesiastiche hanno prestato maggiore o più efficace attenzione alla numerosità del clero che non a quella dei fedeli».

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