I capi religiosi del Libano si schierano contro l’aggressione di Israele

I rappresentanti delle diverse confessioni chiedono un cessate il fuoco immediato per fermare morti e distruzione.

Quella che l’esercito di Israele sta infliggendo al Libano è una «barbara e brutale aggressione». Lo affermano i capi religiosi che hanno partecipato al summit straordinario convocato due settimane fa presso la sede patriarcale di Bkerké per farsi carico insieme della «responsabilità spirituale, morale e nazionale», ha detto il patriarca maronita Béchara Boutros Raï nel suo discorso di apertura. Egli ha aggiunto che oggi la patria libanese è ferita e «la ferita sta infettando ognuno di noi», riporta l’Agenzia Fides. In un Paese devastato da un’interminabile crisi politica ed economica che ha portato metà della popolazione a vivere sotto la soglia di povertà, i rappresentanti di tutte le confessioni, tra cui quelle greca ortodossa, drusa, sunnita, sciita, cattolica ed evangelica, hanno sentito la necessità di trovarsi per esprimere una posizione univoca nei confronti dell’offensiva militare israeliana.

Nel comunicato finale, si legge che hanno discusso «della barbara e brutale aggressione che Israele ha compiuto e sta compiendo contro il Libano, ignorando i trattati e le leggi internazionali, in particolare la Carta dei Diritti Umani, le Nazioni Unite e il Consiglio di Sicurezza dell’ONU e le loro risoluzioni, persistendo nell’uso della violenza, della distruzione, dell’uccisione, del genocidio e della demolizione di strutture, istituzioni e case sopra i loro abitanti, tutto questo dopo aver completamente distrutto Gaza, uccidendo bambini, donne e disabili, e distruggendo ospedali, moschee e chiese». Il documento esorta poi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a prendere la decisione di imporre il cessate il fuoco per fermare questo massacro umanitario, affermando che «la questione centrale attorno alla quale ruotano la maggior parte delle questioni nella regione araba è la giusta causa palestinese».

Ormai, diversi problemi irrisolti del Medio Oriente si stanno connettendo ancora di più. La guerra condotta da Israele contro Hezbollah in Libano, che si aggiunge all’altro fronte principale contro Hamas nella Striscia di Gaza, ha già prodotto più di un milione di libanesi sfollati, soprattutto dal sud del Paese, e oltre trecentomila fuggitivi verso la Siria, si legge su Terrasanta.net. Tra questi ultimi, sette su dieci sono profughi siriani che si erano rifugiati nel territorio libanese dallo scoppio nel 2011 della guerra civile in Siria, altro Stato in una situazione umanitaria già drammatica. Commenta così mons. César Essayan, vicario apostolico di Beirut per i cattolici di rito latino: «Il rischio è per le future generazioni, che non hanno bisogno di crescere nella paura e nella guerra, alimentando in sé stesse un sentimento di odio verso chiunque, amico o nemico che sia. […]Temiamo che questa guerra assurda che non conosce confini né moralità […] possa generare domani delle generazioni che non sapranno far altro che vendicarsi».