Nel Paese l’islam è religione di stato, ma in un complesso si trovano cinque chiese di diverse confessioni cristiane.
Nel Paese l’islam è religione di stato, ma in un complesso si trovano cinque chiese di diverse confessioni cristiane.
L’Oman è un sultanato con l’islam come religione di stato. Gli abitanti non musulmani sono una piccola minoranza, pari a circa il cinque percento della popolazione. Ma nella zona industriale a sudovest della capitale Muscat, chiamata Ghala, si trova un complesso delimitato da un muro che contiene cinque chiese cristiane: una siriaca giacobita, una greca ortodossa, una cattolica, una protestante e una siro-malankarese. È il secondo del Paese, dopo quello fondato nel 1977 a Ruwi sul versante orientale. La nazione, infatti, è estremamente tollerante, come spiega Avvenire. Da tre secoli, i sultani della dinastia Busaid promuovono l’idea che le tre dottrine islamiche – ibadita (la versione più liberale e sobria dell’islam, quella maggiormente praticata qui), sunnita e sciita – possano convivere in armonia.
Questa concordia si verifica anche nei confronti delle fedi cristiane. È stato proprio il sultano Qaboos Bin Said che, nel 1987, ha messo a disposizione il terreno su cui sorge il complesso. Tre anni dopo, inoltre, egli regalò alla comunità cattolica un organo a canne, l’unico del vicariato d’Arabia. Le uniche cose che non ha la chiesa dello Spirito Santo, e che non potrà mai avere, sono le campane e il campanile, dice il parroco George Vadukkut, cappuccino originario dell’India. A fianco dell’edificio c’è persino di una rappresentazione della grotta di Lourdes, illuminata con led colorati.
In una città che conta oltre milleduecentocinquanta moschee, dunque, i cattolici hanno un proprio spazio per pregare e seguire la messa, che si tiene in molte lingue: principalmente inglese, ma anche
in konkani, tamil e malayalam (idiomi di origine indiana molto parlati nel sud-est asiatico), tagalog e singalese, arabo una volta a settimana e spagnolo due volte al mese. I fedeli sono perlopiù operai, impiegati e infermiere, ma ci sono anche alcuni manager e funzionari occidentali. La moglie di un ex dirigente bancario, con passaporto canadese e srilankese, afferma che «È una benedizione avere la possibilità di professare liberamente il nostro credo in questo angolo del Medioriente», che purtroppo fatica a trovare la pace.
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