Papa Francesco ha abolito le norme sull’argomento per far fronte alle necessità economiche crescenti del Vaticano.
Papa Francesco ha abolito le norme sull’argomento per far fronte alle necessità economiche crescenti del Vaticano.
I cardinali e altre figure vaticane non potranno più usare «gratuitamente o a condizioni di particolare favore» gli «immobili di proprietà delle istituzioni curiali e degli enti che fanno riferimento alla Santa Sede». Lo ha stabilito Papa Francesco con un rescriptum ex audientia emanato a seguito dell’udienza concessa il 13 febbraio 2023 al prefetto della Segreteria per l’economia Maximino Caballero Ledo.
L’abrogazione di tutte disposizioni, da chiunque e in qualunque tempo emanate, che consentivano o disponevano tali godimenti è stata presa «per far fronte agli impegni crescenti che l’adempimento al servizio alla Chiesa Universale e ai bisognosi richiede in un contesto economico quale quello attuale, di particolare gravità» e per «la necessità che tutti facciano un sacrificio straordinario per destinare maggiori risorse alla missione della Santa Sede, anche incrementando i ricavi della gestione del patrimonio immobiliare». La decisione riguarda «cardinali, capi dicastero, presidenti, segretari, sotto segretari, dirigenti ed equiparati, ivi inclusi gli uditori, ed equiparati, del Tribunale della Rota Romana».
Ne consegue, si legge nel documento, il divieto per tutti gli enti non solo di erogare a questi soggetti o alle Domus il cosiddetto “contributo alloggio” o elargizioni simili, ma anche di assegnare a loro o ai proprietari degli immobili in cui essi alloggiano (siano essi altre istituzioni della Santa sede o terzi) contributi aventi finalità di compartecipazione dell’ente al canone di locazione o, in generale, alle spese per l’alloggio. Gli enti proprietari degli immobili, quindi, dovranno praticare i prezzi normalmente applicati nei confronti di quanti siano privi di incarichi nello Stato della Città del Vaticano e le Domus dovranno adottare le tariffe ordinarie stabilite dal proprio organo amministrativo.
L’efficacia di questo rescriptum è immediata, ma non ha effetto sulle agevolazioni già concesse. Quindi, i contratti stipulati prima della sua entrata in vigore proseguono fino alla naturale scadenza, ma possono essere prorogati o rinnovati solo nel rispetto delle nuove norme (salvo i rinnovi obbligatori stabiliti dalla legge o dal contratto). Le richieste di contributi e agevolazioni presentate successivamente al 31 dicembre 2022 non ancora concesse o sottoscritte da entrambe le parti devono essere trattare secondo tale normativa. Qualsiasi eccezione dovrà essere autorizzata direttamente dal pontefice.
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