Il manifesto, sottoscritto da rappresentanti delle tre fedi monoteiste e del giornalismo, vuole abbattere le parole d’odio usate come pietre.
Il manifesto, sottoscritto da rappresentanti delle tre fedi monoteiste e del giornalismo, vuole abbattere le parole d’odio usate come pietre.
L’attuale imbarbarimento del dibattito pubblico è dovuto anche alle parole d’odio, usate come pietre, che creano muri mediatici e fanno sempre più male, non solo alla coscienza. Per questo, nella sede romana della Federazione Nazionale Stampa Italiana il 3 maggio 2019, Giornata internazionale per la libertà di stampa, è stata sottoscritta la Carta di Assisi, un decalogo deontologico per il giornalismo e la comunicazione, da parte di rappresentanti delle tre fedi monoteiste e del mondo del giornalismo e della società civile.
Il percorso per arrivare alla sua stesura è partito nel maggio 2015, quando la Federazione delle chiese evangeliche in Italia aveva proposto alle diverse religioni, all’Ordine dei giornalisti e al sindacato di categoria la stesura di una carta deontologica per dare agli operatori della comunicazione strumenti utili in materia di pluralismo religioso. Tale proposta venne presa in mano da padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi, e padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa della Basilica di San Francesco d’Assisi.
Oltre a loro due, sono intervenuti venerdì per firmarla l’imam della Grande moschea di Roma Saleh Ramadan Elsayed, la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede Paolo Ruffini, il direttore di Civiltà cattolica padre Antonio Spadaro, il responsabile Comunicazione, relazioni esterne e rapporti istituzionali della Federazione delle chiese evangeliche in Italia Gian Mario Gillio, il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti, il portavoce della Comunità di sant’Egidio Roberto Zuccolini, il segretario generale della Società San Paolo don Stefano Stimamiglio, il direttore di Articolo 21 Paolo Borrometi e la presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio Paola Spadari.
Ecco i dieci principi da seguire per una buona informazione e un utilizzo del linguaggio improntato al rispetto, alla veridicità e alla responsabilità, che servono a tutti per contrastare il pericoloso diffondersi dei discorsi d’odio negli spazi della comunicazione, compresi i social network.
1) L’ostilità è una barriera che ostacola la comprensione. Nel rispetto del diritto-dovere di cronaca e delle persone occorre comprendere. Scriviamo degli altri quello che vorremmo fosse scritto di noi.
2) Una informazione corretta lo è sempre, sono la fiducia e la lealtà a costruire una relazione onesta con il pubblico. Non temiamo di dare una rettifica quando ci accorgiamo di aver sbagliato.
3) Difendiamo la nostra dignità di persone, ma anche quella altrui, fatta di diversità e differenze. Tutti hanno diritto di parlare e di essere visibili. Diamo voce ai più deboli.
4) Costruiamo le opinioni sui fatti e quando comunichiamo rispettiamo i valori dei dati per una informazione completa e corretta. Dietro le cifre ci sono gli esseri umani. Impariamo il bene di dare i numeri giusti.
5) Se male utilizzate, le parole possono ferire e uccidere. Ridiamo il primato alla coscienza: cancelliamo la violenza dai nostri siti e blog, denunciamo gli squadristi da tastiera e impegniamoci a sanare i conflitti. Le parole sono pietre, usiamole per costruire ponti.
6) Facciamoci portavoce di chi ha sete di verità, di pace e di giustizia sociale. Quando un cronista è minacciato da criminalità e mafie, non lasciamolo solo, riprendiamo con lui il suo viaggio. Diventiamo scorta mediatica della verità.
7) Con il nostro lavoro possiamo illuminare le periferie del mondo e dello spirito. Una missione ben più gratificante della luce dei riflettori sulle nostre persone. Non pensiamo di essere il centro del mondo.
8) Internet è rivoluzione, ma quello che comunichiamo è rivelazione di ciò che siamo. Il nostro profilo sia autentico e trasparente. Il web è un bene prezioso: viviamolo anche come bene comune.
9) La società non è un groviglio di fili, ma una rete fatta di persone: una comunità in cui riconoscersi fratelli e sorelle. Il pluralismo politico, culturale, religioso è un valore fondamentale. Connettiamo le persone.
10) San Francesco d’Assisi operò una rivoluzione, portare la buona notizia nelle piazze; anche oggi una rivoluzione ci attende nelle nuove agorà della Rete. Diamo corpo alla notizia, portiamola nelle piazze digitali.
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