Il messaggio della CEI alle comunità cristiane in tempo di pandemia

La Parola ci chiama a reagire rimanendo saldi nella fede, fissando lo sguardo su Cristo per non lasciarci deprimere dagli eventi.

La scorsa settimana il Consiglio permanente della CEI ha diffuso un Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia, per offrire parole di consolazione come quelle di san Paolo: «Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera» (Rm 12,12). Questo difficile periodo chiede di rimanere saldi nella fede, fissando lo sguardo su Cristo per non lasciarci deprimere dagli eventi e per imparare a reagire con la virtù della fortezza. I vescovi chiedono che questo “tempo sospeso” venga vissuto nella preghiera, sia individuale che comunitaria, per non alimentare fatiche e angosce, specialmente in famiglia. Infatti, le ristrettezze possono divenire un’opportunità per creare o migliorare momenti di raccoglimento nella Chiesa domestica.

La preghiera può avere diversi connotati. Può essere uno sfogo: «Fino a quando, Signore…?» (Sal 13), oppure un’invocazione della misericordia: «Pietà di me, Signore, sono sfinito, guariscimi, Signore, tremano le mie ossa» (Sal, 6,3). A volte, può diventare una richiesta per noi stessi, i nostri cari, le persone a noi affidate, i più vulnerabili: «Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio» (Sal 16,1). Altre volte è una professione di fede: «Tu sei la risurrezione e la vita. Chi crede in te, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in te, non morirà in eterno» (Gv 11,25-26). Infine, diventa un modo per ritrovare la confidenza di sempre: «Signore, mia forza e mia difesa, mio rifugio nel giorno della tribolazione» (Ger 16,19).

Il messaggio continua dicendo che la crisi sanitaria globale ha reso evidente che la Terra ospita un’unica grande famiglia, dove si è tutti interconnessi e si deve rifiutare la logica del “si salvi chi può”, perché porterebbe rapidamente a un “tutti contro tutti”. Per questo, i cristiani devono portare il loro contributo di fraternità e amore, appresi alla scuola di Gesù. Nelle nostre comunità, i gesti di generosità e solidarietà sono frutti dello Spirito e in loro si riconoscono i segni della risurrezione di Cristo, sui quali si fonda la speranza. Queste azioni caritative proiettate verso le periferie esistenziali, insieme alle nuove forme di annuncio attraverso il mondo digitale, testimoniano una possibile rinascita sociale ed è questo che i vescovi chiedono ai fedeli: un rinnovato impegno a favore della società dove sono chiamati a operare.

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