La celebrazione di Maria nella Divina Commedia

Un testo da scaricare sulla presenza della Vergine nel capolavoro di Dante, di cui ricorrono i settecento anni dalla morte.

All’epoca di Dante, già molti poeti italiani erano stati profondamente affascinati dalla figura della Vergine Maria, dagli anonimi cantori di laudi a Jacopone da Todi. Attratti dalla bellezza umana e spirituale di questa donna capolavoro di Dio, hanno espresso in immagini e ritmi la loro ammirazione, il loro amore, la loro preghiera. Nessuno, però, ha sentito il fascino della Madonna con tanta forza e convinzione quanto il Sommo Poeta, che nel Paradiso esprime così la sua devozione quotidiana verso di Lei: «il nome del bel fior ch’io sempre invoco / e mane e sera» (XXIII, 88-89).

Nel testo Dalla selva del peccato alla visione di Cristo. La presenza di Maria nella Divina Commedia, padre Giuseppe Oddone, consulente ecclesiastico nazionale dell’UCIIM (Unione cattolica italiana di insegnanti, dirigenti, educatori e formatori), propone un percorso sull’importanza della Vergine nel capolavoro di Dante, di cui quest’anno ricorrono i settecento anni dalla sua morte. L’opera poetica propone infatti una celebrazione, sotterranea e nascosta nell’Inferno, solare e luminosa nel Purgatorio e nel Paradiso, della Donna del cielo.

La Madonna è un elemento vitale della creazione dantesca. Tutto il viaggio dalla selva del peccato, in cui il poeta si è smarrito, fino alla visione del mistero di Dio, ha come un filo nascosto, un’aurea catena che collega la vicenda umana e quella cristiana: è l’intercessione della Vergine Maria che suscita la misericordia del Signore e salva Dante dalla perdizione e lo porta alla salvezza, in un cammino che è utile anche per ognuno di noi.

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