Il censimento di audio e video degli enti ecclesiastici

È partita da poco l’iniziativa di CEI e MIBACT che ha l’obiettivo di non disperdere queste testimonianze di storia, cultura e fede.

In questo autunno ha preso il via il censimento nazionale delle risorse sonore e audiovisive, edite o non pubblicate, che sono in possesso degli enti ecclesiastici. L’iniziativa nasce dall’accordo, firmato lo scorso 12 luglio 2018, tra l’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI e l’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi del Ministero per i beni e le attività culturali, col fine di non perdere queste testimonianze di storia, cultura e fede.

Gli esiti di questa operazione conoscitiva costituiranno un utile riferimento sia quantitativo che qualitativo per una maggiore conoscenza, conservazione e valorizzazione di materiali quali videocassette, cd, dvd, file digitali e dei loro contenuti. L’indagine è effettuata tramite un questionario online che è stato inviato agli enti ecclesiastici, i cui responsabili avranno il compito di compilarlo. Dovranno essere indicati il numero e le ore di registrazione totali per ogni tipologia di risorsa, la condizione materiale della collezione, la suddivisione in fondi o raccolte; le caratteristiche del materiale quali contenuto (evento documentato), tematica (musica colta, cultura materiale, …), periodo (Grande Guerra, fascismo, …), ambito geografico; le modalità di valorizzazione del materiale (pubblicazione sul web, trasmissione radiofonica o televisiva, …).

Le due istituzioni firmatarie dell’accordo si sono impegnate, oltre al rilevamento dei dati, a organizzare iniziative di sensibilizzazione riguardo la corretta manutenzione e descrizione delle risorse sonore e audiovisive e appuntamenti dedicati alla formazione degli operatori che si dedicano alla loro conservazione e valorizzazione. I materiali censiti potranno poi arricchire la banca dati del portale BeWeB, la grande banca dati on line dei beni ecclesiastici alimentata dalle diocesi italiane e dagli istituti culturali religiosi. Essi affiancherebbero così i milioni di beni del patrimonio storico, artistico, architettonico, archivistico e librario segnalati sul sito, favorendone la consultazione presso gli enti che li custodiscono.