Dopo il massacro di Alindao, un altro attacco agli sfollati in campi gestiti dalla Chiesa cattolica nella Repubblica Centrafricana.
Dopo il massacro di Alindao, un altro attacco agli sfollati in campi gestiti dalla Chiesa cattolica nella Repubblica Centrafricana.
“Gli uomini armati sono entrati nel campo e hanno iniziato a sparare a distanza ravvicinata. Con questo tipo di comportamento, come possiamo ancora credere nella coesione sociale? La popolazione è stanca di questi ripetuti attacchi.”
È uno sfollato della città di Ippy, nella Repubblica Centrafricana, che parla dopo l’attacco del 4 dicembre 2018 contro la locale parrocchia cattolica da parte di un gruppo armato. L’Agenzia Fides riporta le voci della gente del posto, secondo cui è stato Moussa Abakar, comandante dell’UPC (Unité pour la Paix en Centrafrique) della città di Ippy, a ordinare l’attacco al sito degli sfollati. L’UPC è lo stesso gruppo che ha massacrato sessanta sfollati nel campo gestito dalla Chiesa cattolica ad Alindao, il 15 novembre.
Vladimir Monteiro, il portavoce della MINUSCA (Missione ONU in Centrafrica), ha affermato che l’attacco è stato causato da uno scontro tra gli anti-balaka e gli uomini dell’UPC. Ma la Piattaforma delle Confessioni Religiose per la Pace in Centrafrica non crede a questa versione, ritenendo che con tale versione dei fatti si voglia minimizzare la gravità dell’episodio.
“Si possono spiegare gli attacchi ripetuti ai siti di rifugiati nelle parrocchie cattoliche che li ospitano, come scontri tra UPC e anti-balaka? Un tale argomento, privo di ogni fondamento, non è altro che un alibi che serve ai gruppi armati per distruggere la convivenza civile al fine di saccheggiare, derubare e devastare le proprietà di persone innocenti”.
Comunque, l’attacco agli sfollati di Ippy ha dato un duro colpo a tutto il lavoro di sensibilizzazione alla pace che molte organizzazioni, compresa la piattaforma delle confessioni religiose, hanno fatto in questa parte del Paese.
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