Chi l’ha detto che l’Ave Maria di Gounod non si può cantare ai matrimoni?

L’Ave Maria di Schubert e le marce nuziali di Wagner e Mendelssohn si possono suonare, ma al momento adatto della celebrazione.

Quando due futuri sposi organizzano il matrimonio, capita di sovente che si sentano rifiutare dal parroco le proprie scelte musicali per la messa. Brani come l’Ave Maria di Shubert o quella di Gounod vengono additati da diversi vescovi e sacerdoti come inadatti al rito per il fatto che, ad esempio, non sono canti propriamente liturgici e sono stati composti per finalità profane.

Nelle Premesse generali del documento ufficiale Rito del Matrimonio della CEI, nella sezione relativa alla preparazione della celebrazione del matrimonio (punto numero 30) c’è scritto: «I canti da eseguire siano adatti al rito del Matrimonio ed esprimano la fede della Chiesa, in modo particolare si dia importanza al canto del salmo responsoriale nella liturgia della Parola. Quello che è detto dei canti vale anche riguardo alla scelta di tutto il programma musicale».

Sul numero della rivista di musica e liturgia Psallite dedicato al matrimonio, un testo di don Antonio Parisi sottolinea che queste parole non implicano nessun divieto, ma richiamano giustamente l’uso liturgico del canto. Infatti, anche nella scelta dei canti e delle musiche occorre partire dal rito sacro, sulla base del quale formare con catechesi opportune, durante la preparazione, gli sposi, senza però dimenticare le loro aspettative. Quindi, per don Parisi vanno evitate le soluzioni estreme: da una parte vietare cantanti solisti e musiche non liturgiche, dall’altra permettere tutto.

“Si possono suonare e cantare le Ave Maria e gli altri brani ormai entrati nel repertorio classico e diventate segno sonoro e simbolo del matrimonio cristiano? […] La risposta non può che essere positiva. […] Si sostiene e si scrive che sono brani proibiti; ma da chi e in quale documento ufficiale della chiesa universale o italiana? […] L ’unico motivo da addurre è la non pertinenza rituale di tali canti se eseguiti in momenti non adatti. Cantare l’Ave Maria all’offertorio o alla comunione non risponde a una scelta pertinente. Ma eseguirla durante le firme, come omaggio alla Madonna, per quale motivo non dovrebbe essere consentito?”

Non è certo sufficiente, come dice in un altro articolo della rivista don Pierangelo Ruaro, che un canto parli d’amore per essere adatto al matrimonio. Occorre che racconti la presenza di Dio e il riconoscimento di Dio dentro questo amore: non ci si sposa e basta, ci si sposa nel Signore. Detto questo, lo spazio per la scelta di musiche non liturgiche c’è. Nel suo intervento, suor Lucia Mossucca individua come ci siano momenti in cui il rituale del sacramento non propone canti propri, in particolare il Canto alle firme.

“In questo momento possono essere eseguiti brani strumentali o, se richiesta, potrà essere eseguita […] un’Ave Maria (Gounod, Caccini, Schubert). Penso sia inutile irrigidirsi con divieti considerando che il testo del canto è sacro, la musica colta e, se cantata come lode a Maria, non crea alcun problema né di carattere liturgico, né pastorale. Stesso discorso vale per le marce nuziali (Mendelssohn, Wagner) che sono diventate icona sonora del matrimonio e che possono trovare il loro spazio nei riti finali.”

In merito alle famose marce nuziali, Gian Vito Tannoia puntualizza che, pur avendo le caratteristiche di un brano processionale, la forma musicale della marcia non sembra essere la migliore per il corteo iniziale col quale la sposa viene accompagnata all’altare. Ma rimane un parere personale.