In un incontro tra i vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto e alcuni ragazzi sono emerse riflessioni e indicazioni per il futuro.
In un incontro tra i vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto e alcuni ragazzi sono emerse riflessioni e indicazioni per il futuro.
«La bellezza del messaggio della Chiesa non sempre è comunicato nel modo più efficace», ha detto il ventunenne Pietro, studente di Medicina, durante il recente incontro con i giovani organizzato dalla Conferenza Episcopale Triveneto all’interno della due giorni di dialogo e approfondimento pensata, secondo uno stile sinodale, per far emergere i segni concreti di speranza per la vita della Chiesa nei territori del Nordest e comprendere meglio la distanza che c’è tra essa e i ragazzi. Cinque giovani tra i diciotto e i ventinove anni, provenienti da varie realtà ecclesiali di Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, sono stati liberi di esprimere ai quindici vescovi presenti il loro punto di vista sulla vita sociale ed ecclesiale in diversi ambiti, dalla formazione al lavoro, dall’impegno sociale e politico al volontariato, dalla comunità alle amicizie.
Riguardo alla speranza, Laura, iscritta al primo anno di Filosofia e con un decennio passato negli scout, si dice conscia che a diciotto anni «se ne perde il filo, perché a questa età spesso manca un obiettivo a lungo raggio, manca un po’ il fine di tutto e prevale il disorientamento», ma vede che ai suoi coetanei «mancano orientamento e persone che siano d’esempio e punti di riferimento», come riporta Avvenire. Il ventottenne Enrico, cresciuto nell’Azione cattolica, sente che «Qualcosa inizia a cambiare; magari sarà un processo lento, ma il messaggio positivo della Chiesa può arrivare ai giovani, gli strumenti ci sono», riferendosi in particolare alle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti.
Anna, ventinove anni, propone una direzione: «La sfida è trovare lo spazio per tutti. Gesù ha cercato lebbrosi, emarginati, imperfetti. Quello di cui hanno bisogno i giovani, oppressi dal dovere di diventare super uomini e super donne, è qualcuno che dica loro: mi vai bene così come sei». Tra le riflessioni conclusive dei vescovi, è infatti emerso come sia necessario comprendere meglio le sfide di questo tempo per rispondervi con una libertà generativa capace di preparare un futuro inedito e mai scontato. Inoltre, per loro oggi serve un rinnovato annuncio del Vangelo attraverso forme concrete e più attuali, che entrino nella vita reale di persone, famiglie e comunità e siano testimoniate da individui autorevoli in grado di abitare il mondo presente.
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