La Chiesa italiana e la sfida delle comunità energetiche

Il segretario delle Settimane sociali suggerisce di raccogliere informazioni sulle CER e coinvolgere un tecnico per farsi aiutare.

Nell’intervento conclusivo della quarantanovesima Settimana sociale dei cattolici italiani, che si è tenuta a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, mons. Filippo Santoro, arcivescovo della città pugliese all’epoca presidente del comitato scientifico e organizzatore dell’evento, espose quattro piste di conversione e generatività per le 25.610 parrocchie italiane, partendo dalla convinzione che dobbiamo essere noi il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. La prima è la costruzione di comunità energetiche rinnovabili (CER, clicca qui per saperne di più), riguardo alle quali affermò: «Vogliamo che tutte le comunità dei fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetiche».

Nel documento La sfida delle comunità energetiche. Suggerimenti sul percorso per l’avvio curato dal comitato di quest’ultima edizione dell’iniziativa, si legge che le comunità energetiche «Sono un modo concreto di riaffermare l’ecologia integrale proposta dalla Chiesa come nuovo modello di sviluppo umano e sostenibile, che ha anticipato le agende dei governi del mondo sull’urgenza di guarire il pianeta dalle minacce del riscaldamento globale, dall’inquinamento e delle tante dimensioni dell’insostenibilità ambientale. Scegliere di investire sulle comunità energetiche è un segno della conversione personale e sociale che Francesco ha proposto nell’enciclica Laudato si’ nel 2015».

Da quel momento, l’attenzione della Chiesa nei confronti del tema è cresciuta esponenzialmente. A ottobre dello scorso anno, presso la Segreteria generale della CEI è stato istituito un Tavolo tecnico sulle CER, formato dall’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, dall’Ufficio nazionale per i problemi giuridici, dall’Economato e amministrazione, da Caritas italiana e dal comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali. Secondo un’indagine dell’istituto Ipsos, poi, in molte diocesi è iniziato un processo di informazione e sensibilizzazione sull’argomento tramite la consultazione di esperti, incontri di formazione e confronti con gli amministratori locali, che sta sfociando in valutazioni per costituire comunità energetiche in attesa dell’approvazione definitiva del decreto sui relativi incentivi.

Il comitato della Settimana sociale ha intanto individuato cinque motivi per i quali è bene costituire una comunità energetica:
1) perché è una scelta etica, frutto di un cammino spirituale fondato sulla consapevolezza che l’umanità è chiamata a prendersi cura della casa comune;
2) perché può essere il campo di impegno di una comunità che coopera per una transizione ecologica reale e concreta;
3) perché è un modo per sperimentare che l’ecologia integrale proposta dalla Chiesa può tradursi in un nuovo modello di sviluppo umano ed economico sostenibile, giusto e partecipato;
4) perché risponde alle domande urgenti delle persone e del Pianeta, contribuendo alla riduzione di emissioni di anidride carbonica e a una progressiva indipendenza energetica del nostro Paese;
5) perché è uno strumento aperto e inclusivo per sostenere concretamente famiglie, associazioni, enti locali, imprese.

In una recente intervista, Sebastiano Nerozzi, segretario del comitato delle Settimane sociali e professore di Storia del pensiero economico all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha suggerito: «è necessario per prima cosa prendere informazioni basilari su cosa sono le comunità energetiche, la condivisione e l’autoconsumo di energia. Fondamentale è poi capire quali attori sul territorio possono essere i promotori della comunità energetica, individuando quali alleanze si possono creare (tra parrocchie, comuni, istituti scolastici, centri sportivi, piccole imprese…); così com’è importante fare una lettura dei bisogni del territorio e raccogliere adesioni da parte dei cittadini; infine, occorre coinvolgere un tecnico per ottenere una stima delle dimensioni della comunità energetica, del tipo di investimenti necessari e di quali ritorni si possono avere».

Luca Frildini

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