La Chiesa ortodossa ucraina filo-russa dichiara l’autonomia da Mosca

Nella risoluzione approvata dal Consiglio del patriarcato si condanna la guerra e si chiede la fine delle vessazioni.

L’ultimo venerdì di maggio, in un’assemblea di chierici e laici rappresentanti le cinquantatré diocesi della Chiesa ortodossa filo-russa dell’Ucraina è stata approvata la propria indipendenza dal patriarcato di Mosca e di tutte le Russie. È una decisione storica, arrivata a causa del sostegno aperto del patriarca Kirill alla guerra voluta da Putin. Come riporta SettimanaNews, all’incontro il metropolita Onufriy ha condannato l’invasione russa e rivendicato la coerente opera pastorale fin dall’indipendenza del 1992, per poi chiedere ai presenti di porre fine alle vessazioni, pacificare il popolo e discutere il futuro comune.

In questi mesi, infatti, la Chiesa filo-russa è stata spesso guardata con sospetto, visti i suoi legami canonici con Mosca. Un paio di preti sono stati accusati di agire per conto dei servizi segreti russi, in almeno quindici occasioni c’è stato uno scontro fisico coi fedeli, decine di decisioni amministrative hanno portato al sequestro di chiese e al trasferimento di comunità all’obbedienza alla Chiesa autocefala. Ora c’è una proposta di legge che chiede di vietare le sue attività in tutto il Paese e nazionalizzare tutti i suoi beni.

La risoluzione approvata dall’assemblea si sviluppa in dieci punti:
1) la condanna della guerra;
2) l’invito ai negoziati fra Ucraina e Russia;
3) il disaccordo con la posizione del patriarca Kirill sulla guerra in Ucraina;
4) le modifiche degli statuti interni;
5) l’apprezzamento per la gestione degli eventi da parte della Chiesa;
6) la richiesta del rito del sacro crisma, proprio delle Chiese autocefale;
7) la delega ai vescovi di materie sinodali durante la legge marziale;
8) la richiesta di aprire le parrocchie ucraine nei luoghi di residenza dei rifugiati all’estero;
9) il blocco del sequestro delle chiese e dei trasferimenti forzati delle parrocchie;
10) una comunicazione fraterna per la fine della guerra e la riconciliazione coi nemici.

Il documento esprime anche il dolore per la mancanza di unità dell’ortodossia ucraina, vista l’esistenza della Chiesa ortodossa d’Ucraina, la cui autocefalia è stata autorizzata nel 2018 dal patriarcato di Costantinopoli. La Chiesa ucraina filo-russa non può rinunciare al dialogo con essa e, vista la sua attuale posizione, si potrebbe sorprendentemente aprire la strada per la creazione di un unico patriarcato di Kiev. Il colpo per Mosca sarebbe duro, perché Kirill vedrebbe tramontare l’idea egemonica di creare il Russkiy mir, il mondo russo.