La missione di Tikem sostiene nove piccole comunità cattoliche sparpagliate in una terra isolata dove manca tutto.
La missione di Tikem sostiene nove piccole comunità cattoliche sparpagliate in una terra isolata dove manca tutto.
A Mambalan, un villaggio nel sud-ovest Ciad sperduto nella savana, padre Luis Perez celebra la messa sotto un enorme albero, in un clima partecipato e gioioso. Le sue fronde sono il tetto naturale della “chiesa” che serve le nove comunità cattoliche sparpagliate attorno alla missione di Tikem del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), nella diocesi di Pala. Accanto a tre missionari (un brasiliano, un messicano e un indiano) ci sono altrettante suore senegalesi delle Filles du Saint Coeur de Marie, oltre ad alcuni giovani in cammino vocazionale.
Come racconta Mondo e Missione, il popolo è quello dei tupuri, che per la maggior parte seguono la loro religione tradizionale, ma in questa vasta terra remota c’è posto anche per chi decide di farsi cristiano, cosa che avviene dopo un lungo e paziente percorso di catecumenato. Occorre un giorno intero di viaggio dalla capitale N’Djamena per arrivare fino a lì, percorrendo perlopiù piste fuori da una delle poche strade perché questa è parzialmente asfaltata e dissestata da un’infinità di buche. Questa situazione di arretratezza rispecchia la povertà di mezzi della zona: mancano acqua e cibo, scuole e ospedali.
Per aiutare i circa cinquecento cattolici e non solo, i missionari si occupano necessariamente di piccoli progetti condivisi che hanno un grande impatto sulle comunità. Hanno costruito un pozzo fuori dal dispensario, ma non ci sono pompe e canalizzazioni per portare l’acqua al suo interno. Il responsabile del centro è un infermiere pagato dallo Stato, furioso con i funzionari della capitale che, a suo dire, non hanno alcuna idea di come la gente viva qui.
L’anno scorso padre Francisco, che offre a diversi giovani opportunità di studio e di crescita spirituale, ha messo in piedi un piccolo progetto di banca dei cereali, comprando il miglio quando i prezzi sono più bassi per poi aiutare le famiglie in difficoltà nei periodi in cui questo cereale scarseggia e i suoi costi salgono a causa delle speculazioni. L’albero-chiesa è dunque un po’ il simbolo di questa missione: la semplicità del servizio per mantenere viva la fede e la speranza in un contesto di grande povertà e isolamento.
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