In un campo profughi nel Ciad un progetto del vicariato apostolico e della Caritas locali dà loro autonomia e speranza.
In un campo profughi nel Ciad un progetto del vicariato apostolico e della Caritas locali dà loro autonomia e speranza.
Nel campo profughi di Metché nell’est del Ciad, che ospita migliaia di rifugiati sudanesi fuggiti dalla guerra fratricida scoppiata nell’aprile 2023, da più di un anno è in corso un progetto di resilienza a favore delle donne per dar loro degli strumenti utili a fronteggiare la crisi umanitaria. L’iniziativa, portata avanti dal vicariato apostolico di Mongo e dalla Caritas diocesana, è entrata da tre mesi nella seconda fase, che ha l’obiettivo di migliorare le attività di autosostentamento delle famiglie, si legge su Mondo e Missione.
Le opportunità economiche ed ecologiche proposte riguardano innanzitutto la coltivazione di ortaggi per il consumo e la vendita nelle zone attorno ai campi profughi di Metché e Farchana e nei villaggi della regione. Col nuovo anno, le orticultrici hanno raccolto quanto avevano seminato qualche mese prima, ottenendo un prodotto molto promettente sia in termini di qualità che di quantità. Come nel caso dei pomodori, non completamente assorbiti dal mercato e quindi essiccati per i periodi di magra. È poi previsto di creare un vivaio per la produzione di piante forestali e da frutto, da distribuire ai rifugiati e alla popolazione locale.
Accanto a ciò, vengono svolte attività di formazione e sensibilizzazione per la conservazione delle risorse naturali, soprattutto per ridurre la pressione su quel che rimane del bosco dove viene raccolta la legna da ardere. Così, le famiglie vengono educate a preservare l’ambiente utilizzando tecniche di base e fronteggiare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici contribuendo ad ampliare la copertura vegetale. Ognuna di esse è infatti chiamata a piantare alberi per compensare il consumo di legna.
La soddisfazione di vedere una produzione abbondante e prendere atto della capacità di queste donne di diventare sempre più autonome e indipendenti è grande. Le donne e le ragazze sono le più vulnerabili agli impatti negativi delle crisi umanitarie, per cui la loro esistenza e la loro salute diventano precarie. Offrire delle opportunità di sviluppo e la possibilità di migliorare la propria qualità di vita è un modo per dar loro speranza e dignità.
Associazione Rete Sicomoro | Direttore Enrico Albertini
Via Fusara 8, 37139 Verona | P.IVA e C.F. 03856790237
E-mail info@retesicomoro.it
Privacy policy | © 2025 Rete Sicomoro