Sentirsi trasformati grazie al dialogo con i popoli indigeni

In Colombia l’esperienza della missione della Consolata con le comunità dei Nasa è partita dalla loro identità.

Prima dell’entrata in vigore della nuova costituzione della Colombia, nel 1991, gli indigeni erano considerati inferiori e per molti di loro questo ha significato l’abbandono della propria identità e l’uniformazione alla cultura occidentale. Nei decenni successivi, i popoli originari si sono riconnessi fieramente con le loro radici, proponendo uno stile alternativo di vita. Tutto ciò ha arricchito anche il dialogo interreligioso con i missionari. A tal proposito, p. Angelo Casadei afferma su Missioni Consolata: «la nostra esperienza di fede cristiana e cattolica si è incontrata con la loro spiritualità che ha molti punti d’incontro con la fede in Cristo. E abbiamo anche conosciuto il loro amore e rispetto per la Madre Terra che noi bianchi finora abbiamo concepito soltanto come un luogo di sfruttamento senza limiti».

P. Angelo racconta di un incontro significativo avvenuto con i rappresentanti dei Nasa a Toribío, nella regione andina del Cauca, dove i missionari della Consolata sono arrivati nel 1984. Qui ha compreso il percorso fatto assieme agli indigeni: l’evangelizzazione è partita non facendo tabula rasa per imporre la religione cattolica, ma dall’identità di questo popolo e dal recupero della sua storia, cultura, spiritualità, organizzazione politica. Un folto gruppo di mayores (capi e anziani locali), catechisti e coordinatori delle diverse aree, tutti formati dall’équipe missionaria, si sono riuniti nella scuola agro-ecologica della Consolata, un centro di studio e formazione in difesa della cultura del territorio, dove è stato condiviso il significato della presenza della missione.

Il giorno dopo, ai piedi di una cascata i capi anziani delle comunità Nasa hanno pregato per i missionari, dicendo: «Voi avete pregato molte volte per noi, adesso noi vogliamo pregare per voi». Nei momenti del refresco e della limpieza è stato svolto un rito di purificazione con canti, benedizioni e offerte di frutta alla Madre Terra. Poi, nell’evento annuale denominato trueque, realizzato proprio nel luogo in cui è nato il progetto missionario di recupero dell’identità indigena, sono stati scambiati sementi e prodotti agricoli alla presenza di tremila locali. L’incontro, continua P. Angelo, «è servito per scoprire che la vita offerta in équipe trasforma l’ambiente, le persone con la presenza del Signore che motiva, dà forza, sostiene e si fa consolazione. In quei giorni, i Nasa ci hanno fatto sentire parte di loro e ci hanno chiesto di continuare ad accompagnarli».