Le cause di beatificazione e canonizzazione mirano a dimostrare le virtù eroiche o il martirio nonché la fama di santità presso il popolo di Dio di un fedele.
Le cause di beatificazione e canonizzazione mirano a dimostrare le virtù eroiche o il martirio nonché la fama di santità presso il popolo di Dio di un fedele.
La santità è una chiamata che Dio rivolge personalmente a tutti i fedeli, eppure fin dalle origini la Chiesa ha avvertito l’esigenza di riconoscere in maniera ufficiale le testimonianze esemplari di fedeltà al messaggio evangelico. Nel corso dei secoli, i procedimenti e le normative canoniche per dichiarare una persona modello di vita per il popolo cristiano e intercessore presso il Signore sono cambiati. Dal 1969 se ne occupa la Congregazione delle cause dei santi, che porta avanti un lavoro scrupoloso che coinvolge numerose competenze e che mira a dimostrare con accuratezza, approfondimento e autorevolezza le virtù teologali e cardinali o il martirio nonché la fama autentica, diffusa e duratura di santità di un uomo o una donna presso il popolo di Dio.
Come si legge in un’intervista di Vatican News al suo prefetto, il cardinale Marcello Semeraro, la normativa nelle cause dei santi introdotta nel 1983 ha abbreviato di molto i tempi dei processi di beatificazione e canonizzazione e lo snellimento delle procedure ha permesso di ampliare la platea delle persone proposte alla venerazione dei fedeli. Negli ultimi cinquant’anni sono stati nominati più di tremila beati e quasi millecinquecento santi e attualmente sono in corso oltre seicento procedimenti nelle diocesi e circa millecinquecento a Roma, nella quale vengono portate a conclusione in un anno tra le ottanta e le novanta cause.
Il processo inizia infatti con una prima fase diocesana, che prevede l’apertura del procedimento, la raccolta di testimonianze e documenti e la costituzione di un tribunale con esperti teologici e storici. Da questo momento, il fedele di cui è stata iniziata la causa di beatificazione e canonizzazione viene chiamato servo di Dio. Successivamente, l’iter prosegue a Roma, dove gli viene assegnato un relatore che guiderà il postulatore nella preparazione di un volume dove sono sintetizzate le prove precedentemente raccolte. Questa positio viene studiata da un gruppo di teologi e, nel caso il candidato sia vissuto tanto tempo prima da non esserci testimoni oculari, anche da una commissione di storici. Se essi si pronunciano favorevolmente, il dossier passa sotto il giudizio dei cardinali e vescovi della Congregazione delle cause dei santi. Infine, se anche loro lo approvano, il Papa può autorizzare la promulgazione di un decreto sull’eroicità delle virtù o sul martirio oppure sull’offerta della vita del servo di Dio, che diventa venerabile.
La beatificazione è la tappa intermedia in vista della canonizzazione. Se la persona viene dichiarata martire diventa subito beata, altrimenti è necessario che venga riconosciuto un miracolo dovuto alla sua intercessione. Siccome solitamente si tratta di una guarigione ritenuta scientificamente inspiegabile, si deve pronunciare a riguardo una commissione medica composta da specialisti sia credenti sia non credenti. Poi, tocca ai consultori teologi, ai cardinali e vescovi della Congregazione e infine al pontefice, che autorizza il relativo decreto. Perché si giunga alla canonizzazione e quindi alla santificazione, si deve riconoscere al beato l’intercessione in un secondo miracolo avvenuto successivamente alla beatificazione. I santi e i beati già riconosciuti sono testimoni consolidati della possibilità di vivere il Vangelo, ma bisogna sempre ricordare che, come dice Papa Francesco, sono importanti anche i santi della porta accanto, testimoni dell’amore di Gesù nei piccoli gesti quotidiani.
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