XII domenica

Tempo ordinario, Anno A

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. […]»

Non temete, non abbiate paura, non abbiate timore. Per tre volte Gesù si oppone alla paura, in questo tempo di paura che mangia la vita, «che non passa per decreto-legge» (C.M. Martini), che come suo contrario non ha il coraggio ma la fede. Lo assicura il Maestro, una notte di tempesta: perché avete paura, non avete ancora fede? (Mc 4,40). Noi non siamo eroi, noi siamo credenti e ciò che opponiamo alla paura è la fede. E Gesù che oggi inanella per noi bellissime immagini di fede: neppure un passero cadrà a terra senza il volere del Padre. Ma allora i passeri cadono per volontà di Dio? È lui che spezza il volo delle creature, di mia madre o di mio figlio?

Il Vangelo non dice questo, in verità è scritto altro: neppure un uccellino cadrà “senza il Padre”, al di fuori della sua presenza, e non come superficialmente abbiamo letto “senza che Dio lo voglia”. Nessuno muore fuori dalle mani di Dio, senza che il Padre non sia coinvolto. Al punto che nel fratello crocifisso è Cristo a essere ancora inchiodato alla stessa croce. Al punto che lo Spirito, alito divino, intreccia il suo respiro con il nostro; e quando un uomo non può respirare perché un altro uomo gli preme il ginocchio sul collo, è lo Spirito, il respiro di Dio, che non può respirare. Dio non spezza ali, le guarisce, le rafforza, le allunga. E noi vorremmo non cadere mai, e voli lunghissimi e sicuri.

Ma ci soccorre una buona notizia, come un grido da rilanciare dai tetti: non abbiate paura, voi valete più di molti passeri, voi avete il nido nelle mani di Dio. Voi valete: che bello questo verbo! Per Dio, io valgo. Valgo più di molti passeri, di più di tutti i fiori del campo, di più di quanto osavo sperare. Finita la paura di non contare, di dover sempre dimostrare qualcosa. Non temere, tu vali di più. E poi segue la tenerezza di immagini delicate come carezze, che raccontano l’impensato di Dio che fa per me ciò che nessuno ha mai fatto, ciò che nessuno farà mai: ti conta tutti i capelli in capo. Il niente dei capelli: qualcuno mi vuole bene frammento su frammento, fibra su fibra, cellula per cellula.

Per chi ama niente dell’amato è insignificante, nessun dettaglio è senza emozione. Anche se la tua vita fosse leggera come quella di un passero, fragile come un capello, tu vali. Perché vivi, sorridi, ami, crei. Non perché produci o hai successo, ma perché esisti, amato nella gratuità come i passeri, amato nella fragilità come i capelli. Non abbiate paura. Dalle mani di Dio ogni giorno spicchiamo il volo, nelle sue mani il nostro volo terminerà ogni volta; perché niente accade fuori di Lui, perché là dove tu credevi di finire, proprio là inizia il Signore.

Letture: Geremia 20,10-13; Salmo 68; Romani 5,12-15; Matteo 10,26-33

Ermes Ronchi
Avvenire

 

Nel discorso della missione, alla quale Gesù invia i suoi discepoli, ci troviamo di fronte a questo testo (preoccupante) sul tema della paura. Il testo è redatto in maniera tale che la paura è citata quattro volte. È un testo ripetitivo, insistente. Questo fa pensare che il Vangelo presenta questa questione come un problema per il quale bisogna avere molta attenzione. Siamo di fronte ad un problema grave ed abbastanza pericoloso. Certamente più pericoloso di quanto possiamo sospettare. Perché questa paura? E soprattutto quali conseguenze comporta questo spiacevole problema?

La prima cosa – e la più evidente – che appare in questo testo del vangelo di Matteo, è che la predicazione del Regno di Dio si imbatte, per chi lo predica, in situazioni molto pericolose per chi si dedica a questa missione. Cioè, la signoria di Dio è una questione che fa paura. E fa paura perché è origine e fonte di situazioni molto pericolose. Che Dio sarà veramente il Re, che sarà quindi colui che comanderà e la cui volontà si imporrà nella coscienza dei cittadini, questo – se si prende sul serio e si accetta fermamente – risulta essere la più grave di tutte le minacce. Soprattutto minaccia per coloro che hanno il potere e con il potere si impongono agli altri. La signoria di Dio è un annuncio che fa paura a coloro che hanno il potere e non sono disposti a lasciarlo. Basti pensare che, se colui che comanda è Dio e la sua volontà si impone, perdono tutta la loro forza tutti quelli che ci sottomettono e ci impongono la loro volontà. In questo sta il segreto ed il cuore della questione.

In definitiva, Gesù sta dicendo – senza dirlo così – che, quando si predica il Regno, ma si trasmette in maniera tale che non fa paura predicarlo, allora bisogna chiedersi se realmente quello che annunciamo è il Regno di Dio o un’altra cosa, che può essere simile all’annuncio del Regno, ma che in realtà non è. Il Regno di Dio non si annuncia impunemente. E, se si annuncia con impunità e persino con accettazione ed applauso, allora bisogna chiedersi se quello che si annuncia è il Regno di Dio o in realtà si annuncia un’altra cosa. Per esempio, può capitare che si annuncino e si diffondano la religiosità, la pietà, la devozione, la sottomissione alla Chiesa… quello che sia.

Ma non è il Regno di Dio. Il Vangelo è così. E le esigenze di Gesù sono così come sono. Gesù (con il suo Vangelo) è bontà, è misericordia, è perdono, è libertà. Me, se accettiamo Gesù (con il suo Vangelo), continueremo ad essere indifferenti di fronte a tanta sofferenza, a tanta ingiustizia, a tanta avidità, a tanto scandalo….come stiamo vedendo, vivendo e sopportando? Che il Signore Gesù ci dia luce e forza per vivere, in questo mondo così come è, la luce e la vita del Regno che ha annunciato Gesù!

p. José María Castillo
Il dialogo