XVII domenica

Tempo ordinario, Anno A

Letture: 1 Re 3, 5.7-12; Salmo 118; Romani 8, 28-30; Matteo 13, 44-52

Il regno dei cieli è simile a un tesoro. Tesoro: parola magica, parola da innamorati, da avventure, da favole, ma anche da Vangelo. Accade con Dio ciò che accade a chi trova un tesoro o una perla: un capovolgimento totale e gioioso che travolge l’esistenza, qualcosa che fa la differenza tra prima e dopo.Ebbene, anche nei nostri giorni disillusi e scontenti, in questa epoca di passioni tristi il vangelo osa proporre, come una manciata di luce, la storia di una passione felice, che crede nell’esito buono della storia, comunque buono. Perché nel mondo sono in gioco forze più grandi di noi, che lavorano per seppellire tesori, far emergere perle; sorgenti alle quali possiamo sempre attingere, che non vengono mai meno e che sono per noi.

Un uomo trova un tesoro e pieno di gioia va. La gioia è il primo tesoro che il tesoro regala. Entrare nel Vangelo «è come entrare in un fiume di gioia» (papa Francesco), respirare un’aria fresca e carica di pollini. Dio instaura con noi la pedagogia della gioia! Nel libro del Siracide è riportato un testo sorprendente: Figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene… Non privarti di un solo giorno felice (Sir 14.11.14). È l’invito affettuoso del Padre ai suoi figli, il volto di un Dio attraente, bello, solare, il cui obiettivo non è essere finalmente obbedito o venerato da questi figli sempre ribelli che noi siamo, ma che adopera tutta la sua pedagogia per crescere figli felici.

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P. Ermes Ronchi

 

Il Vangelo di questa domenica ripropone quattro micro-parabole: il tesoro nascosto nel campo; il mercante che va in cerca di perle preziose; la rete gettata nel mare; lo scriba che, paragonato a un padrone di casa, estrae dal suo tesoro cose nuove e antiche. Soffermiamoci sulle prime due parabole, che sottolineano la decisione dei protagonisti di vendere ogni cosa per ottenere quello che hanno scoperto. Nel primo caso si tratta di un contadino che casualmente si imbatte in un tesoro nascosto nel campo dove sta lavorando. Non essendo il campo di sua proprietà, deve acquistarlo se vuole entrare in possesso del tesoro: quindi, decide di mettere a rischio tutti i suoi averi per non perdere quella occasione davvero eccezionale. Nel secondo caso troviamo un mercante di perle preziose; egli, da esperto conoscitore, ha individuato una perla di grande valore. Anche lui decide di puntare tutto su quella perla, al punto da vendere tutte le altre.

Queste similitudini mettono in evidenza due caratteristiche riguardanti il possesso del Regno di Dio: la ricerca e il sacrificio. È vero che il Regno di Dio è offerto a tutti – è un dono, è un regalo, è grazia – ma non è messo a disposizione su un piatto d’argento, richiede un dinamismo: si tratta di cercare, camminare, darsi da fare. L’atteggiamento della ricerca è la condizione essenziale per trovare; bisogna che il cuore bruci dal desiderio di raggiungere il bene prezioso, cioè il Regno di Dio che si fa presente nella persona di Gesù. È Lui il tesoro nascosto, è Lui la perla di grande valore. Egli è la scoperta fondamentale, che può dare una svolta decisiva alla nostra vita, riempiendola di significato.

Di fronte alla scoperta inaspettata, tanto il contadino quanto il mercante si rendono conto di avere davanti un’occasione unica da non lasciarsi sfuggire, pertanto vendono tutto quello che possiedono. La valutazione del valore inestimabile del tesoro porta a una decisione che implica anche sacrificio, distacchi e rinunce. Quando il tesoro e la perla sono stati scoperti, quando cioè abbiamo trovato il Signore, occorre non lasciare sterile questa scoperta, ma sacrificare a essa ogni altra cosa. Non si tratta di disprezzare il resto, ma di subordinarlo a Gesù, ponendo Lui al primo posto. Il discepolo di Cristo non è uno che si è privato di qualcosa di essenziale; è uno che ha trovato molto di più: ha trovato la gioia piena che solo il Signore può donare. È la gioia evangelica dei malati guariti; dei peccatori perdonati; del ladrone a cui si apre la porta del paradiso.

Oggi, dunque, il Signore ci chiede di metterci in ascolto umile e obbediente della sua Parola per accogliere il Regno di Dio. Da cristiani dobbiamo, però, porci delle domande: crediamo, concretamente, che il Signore sia il nostro bene più grande? Viviamo il Vangelo ogni giorno? Ci lasciamo guidare dalla sapienza del Signore? Siamo umili e miti? Siamo attaccati a noi stessi e alle cose mondane? Siamo capaci di fare scelte radicali? Viviamo con radicalità il nostro impegno di fede? Nei detti dei Padri del deserto si trova scritto che un discepolo usava andare tante volte dal padre spirituale dicendo che voleva separarsi dal mondo, liberarsi dalle cose mondane, e insisteva sempre su questi concetti. Alla fine il padre spirituale gli disse: «Figliolo, non agitarti tanto: se tu vivi ogni giorno da vero cristiano, non sarai tu a separarti dal mondo, ma sarà lui a separarsi da te».

La gioia del Vangelo, quindi, riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Egli ci chiede di seguirlo e di fare la scelta decisa di puntare tutto su di Lui. Non abbiamo, dunque, paura di mettere in gioco la nostra vita facendo spazio a Gesù Cristo e al suo Vangelo; è la strada per avere la pace e la vera felicità nell’intimo di noi stessi, è la strada per la vera realizzazione della nostra esistenza di figli di Dio, creati a sua immagine e somiglianza. Cerchiamo la gioia nel Signore: la gioia è frutto della fede, è riconoscere ogni giorno la sua presenza, la sua amicizia; è riporre la nostra fiducia in Lui, è crescere nella conoscenza dell’amore di Lui. Impariamo a vedere come Dio agisce nelle nostre vite, scopriamolo nascosto nel cuore degli avvenimenti del nostro quotidiano. Crediamo che Egli è sempre fedele all’alleanza che ha stretto con noi nel giorno del nostro Battesimo. Sappiamo che non ci abbandonerà mai! Rivolgiamo spesso il nostro sguardo verso di Lui.

Sulla croce, ha donato la sua vita perché ci ama. La contemplazione di un amore così grande porta nei nostri cuori una speranza e una gioia che nulla può abbattere. Un cristiano non può essere mai triste perché ha incontrato Cristo, che ha dato la vita per lui. Maria, la Vergine Santa, ci aiuti a ricercare ogni giorno il tesoro del Regno dei cieli, affinché nelle nostre parole e nei nostri gesti quotidiani, si manifesti la gioia di aver trovato il tesoro del Regno di Dio, cioè l’amore che il Padre ci ha donato mediante Gesù, suo Figlio e nostro Salvatore.

Don Lucio D’Abbraccio