XXIII domenica

Tempo ordinario, Anno A

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. (…) Se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro. In mezzo a loro, come collante delle vite. Essere riuniti nel suo nome è parola che scavalca la liturgia, sconfina nella vita, Quando due o tre si guardano con verità, lì c’è Dio. Quando gli amanti si dichiarano: tu sei la mia vita, osso delle mie ossa, lì c’è Dio, nodo dell’amore, legame saldo e incandescente. Quando l’amico paga all’amico il debito dell’affetto, lì c’è Cristo, uomo perfetto, fine ultimo della storia, energia per ripartire verso il fratello, che se commette una colpa, tu vai, esci, prendi il sentiero e bussi alla sua porta. Forte della tua pienezza.

Ciò che legherete sulla terra, ciò che scioglierete… Legare non è il potere giuridico di imprigionare con giudizi o sentenze; sciogliere non significa assolvere da qualche colpa o rimorso. Indica molto di più: il potere di creare comunione e di liberare. Come mostra Gesù, alle volte mano forte che afferra Pietro quando affonda e lo stringe a sé; alle volte gesto tenero che scioglie la lingua al muto, disfa i nodi che tenevano curva una donna da diciotto anni (Luca 13,11) e la restituisce a una vita verticale. Ogni volta che fai germogliare comunione o liberi qualcuno da qualche patibolo interiore, lì sta lo Spirito di Gesù. In mezzo: non semplicemente nell’io, non soltanto nel tu, ma nel legame, nel “tra-i-due”. Non in un luogo statico, ma nel cammino da percorrere per l’incontro.

Dio è un vento di libertà e di alleanza. E noi, fatti a sua immagine. Appena prima di queste dinamiche, Matteo ha messo in fila una serie di verbi di dialogo e di incontro. Se il tuo fratello sbaglia con te, va’ e ammoniscilo: fai tu il primo passo, non chiuderti in un silenzio rancoroso, allaccia il dialogo. E ammoniscilo. Cosa significa ammonire? Alzare la voce e puntare il dito? Era venuto Giovanni, profeta drammatico, che brandiva parole come lame (la scure è posta alla radice…). Poi è venuto Gesù ed ha capovolto il dito puntato, in carezza. Lui ammonisce i peccatori (in casa di Zaccheo, in casa di Levi) mangiando con loro; non con prediche dall’alto del pulpito, ma stando ad altezza di occhi, a millimetro di sguardi.

Ammonisce senza averne l’aria, con la sorpresa dell’amicizia, che ricompatta quelle vite in frantumi. Chi ci ama ci sa rimproverare, chi non ci ama sa solo ferire o adulare. Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello. Il fratello è un guadagno, un tesoro per te e per il mondo, ogni persona un talento per la chiesa e per la storia. Investire in questo modo, investire in legami di fraternità e libertà, di cura e di custodia, è l’unica economia che produrrà vera crescita del bene comune.

Letture: Ezechiele 33,1.7-9; Salmo 94; Romani 13,8-10; Matteo 18,15-20

Ermes Ronchi
Avvenire

 

Dopo aver parlato dello scandalo della comunità verso i piccoli, cioè gli emarginati, che possono essere scandalizzati da quello che vedono all’interno della comunità in termini di ambizione, di superiorità, Gesù ora arriva a parlare dello scandalo dei dissidi all’interno della comunità. È quanto scrive Matteo al capitolo 18, versetti 15-20. «Se tuo fratello» – quindi si tratta di un componente della comunità – «commetterà una colpa contro di te, va’ e …» – non “ammoniscilo”, come riporta questa traduzione, ma – «convincilo».

Non è la posizione di un superiore verso un inferiore per ammonirlo, ma è la posizione del fratello che cerca di ricomporre l’unità, cerca di superare il dissidio. Sempre ricordando quanto Gesù già ha ammonito, cioè che prima di guardare la pagliuzza nell’occhio del fratello, occorre stare attenti che uno non abbia la trave conficcata nel suo (trave che deforma la sua realtà). «Tra te e lui solo», quindi al dissidio non deve essere data pubblicità, si deve risolvere il problema. Ed è la persona offesa che deve andare verso l’offensore, perché chi sbaglia, chi offende spesso non ha il coraggio, non ha la forza di chiedere scusa, di chiedere perdono. Allora deve essere la parte lesa, la persona offesa, che va verso l’offensore e ricomporre il dissidio.

«E se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi con te una o due persone» – sono quelli che nella comunità svolgono il ruolo di costruttori di pace – «perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni». Secondo quanto affermava il libro del Deuteronomio, capitolo 19, versetto 15, sulla validità di una testimonianza. «Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità» – Il termine greco è ecclesía che rappresenta la comunità dei convocati, l’assemblea dei convocati da Gesù – «E se non ascolterà neanche la comunità, sia per te» – quindi non per la comunità, ma per te – «come il pagano e il pubblicano». Cosa significa? Non significa che quest’individuo, causa del dissidio, vada escluso dall’amore della comunità, e neanche dal tuo amore, ma significa che questo amore sarà a senso unico.

Mentre nella comunità l’amore donato viene anche ricevuto, perché i fratelli si scambiano vicendevolmente questo amore, verso la persona che è causa del dissidio, l’amore va dato come quello verso i nemici. Gesù dirà di amare i nemici, dirà di pregare per i persecutori. Quindi non significa escludere questa persona dal tuo amore, ma amarlo in perdita, a senso unico. E sempre parlando della tematica del perdono, Gesù assicura: «In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo». Si tratta sempre del perdono, chi non perdona lega il perdono di Dio, «E tutto quello che scioglierete in terra sarà sciolto in cielo». Si tratta del perdono, Il perdono di Dio diventa operativo ed efficace quando si traduce in perdono verso gli altri. Quindi chi non perdona lega il perdono di Dio, mentre chi perdona lo scioglie.

Al termine del capitolo, al versetto 35, infatti, Gesù dirà: “Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi se non perdonerete di cuore il vostro fratello”. Quindi questa affermazione di Gesù non riguarda la concessione alla sua comunità del potere di legiferare in ogni materia e in ogni campo, ma della responsabilità nel concedere il perdono: se non perdoni leghi il perdono di Dio. E poi Gesù conclude: «Ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo», il verbo “mettere d’accordo” è siunfonéo, da cui la parola “sinfonia”. È importante perché indica la vita della comunità. Sinfonia significa che diverse voci, diversi strumenti suonano ciascuno dando il meglio di sé. Non ci deve essere una uniformità di voci e di suoni, ma c’è una varietà nell’unico spartito che è quello dell’amore. Quindi è l’amore vissuto nelle varie forme, fiorito nelle varie modalità.

«Per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove due o tre …» – ecco ritornano i due o tre che sono stati fautori della pace, coloro che sono andati a eliminare il dissidio, la loro funzione di costruttori di pace, rende manifesta la presenza del Signore – «… sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro». E ritorna la tematica cara all’evangelista, quella di Gesù, il Dio con noi. Mentre nella tradizione ebraica si diceva che dove due o tre si riuniscono per studiare la Torah, la legge, la Shekinà, cioè la gloria di Dio è in mezzo a loro, Gesù si sostituisce alla legge. L’adesione a Dio non avviene più attraverso una legge esterna all’uomo, ma nell’immedesimazione con una persona: Gesù, il Figlio di Dio, il modello dell’umanità. Gesù assicura che quando c’è questa unità, quando si ricompongono i dissidi all’interno della comunità, la sua presenza è ininterrotta e crescente.

p. Alberto Maggi
Il dialogo