Letture della messa del giorno: Atti 10,34a.37-43; Salmo 117; Colossesi 3,1-4; Giovani 20,1-9
È avvenuta di notte, mentre tutti dormivano o si rigiravano nel proprio letto; è avvenuta e nessuno l’ha vista accadere, forse solo qualche pietra o qualche bocciolo che stava provando ad aprirsi, forse una civetta. È avvenuta di notte la Risurrezione. Non c’era anima viva intorno, tutto è successo nel silenzio e nel buio, quando i rumori sono spenti, quando le voci al massimo sussurrano, quando anche gli animali tacciono. Una cosa segreta, un miracolo nascosto. Fossi stato al suo posto avrei scelto il pieno giorno e una folla plateale, avrei annunciato quel che stava per succedere con fulmini e saette e clamorosi avvisi di rivincita e di trionfo. Lui no, lui ha scelto di non fare rumore, ha scelto la discrezione della notte ovattata per afferrare di nuovo la vita e questa volta per sempre.
La notte è degli amanti e il “Dio amante della vita” (Sap. 11,26) non finisce mai di stupire: lo stupore di Maria Maddalena, di Pietro e di Giovanni, il nostro stupore. Dov’è il Signore? Con le mani ancora profumate Maddalena era arrivata al sepolcro, ed era ancora buio: troppo forte il dolore di aver perso il suo Maestro e di averlo visto morire, troppo straziante la sensazione che tutto fosse ormai finito; di Lui, che le aveva restituito l’innocenza e le aveva insegnato ad amare, non restava nemmeno il corpo da abbracciare un’ultima volta. Dove sei, Signore? Allora corre Maria con quel grido sulle labbra ad avvisare gli altri, e corre Giovanni e corre Pietro con il macigno del tradimento nel cuore. Li aspettano, al sepolcro, solo simboli di morte: i teli, il sudario e quella pietra rotolata.
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Don Luigi Verdi
La parola libertà in ebraico, contiene la radice hfsh, che vuol dire cercare. Un uomo è libero se continua a cercare. Le crisi, che sembrano bloccarci, in realtà aprono spazi, rompono gusci di comodità e creano le condizioni per mettersi di nuovo in marcia, in ricerca. Sono questi momenti di vuoto, di sospensione, di attesa, che rinnovano il mondo. Non dovrei temerli, ma viverli. Ciò che mi dovrebbe preoccupare, oggi, non è la crisi in quanto tale, ma l’indisponibilità a viverla. Non mi fido del futuro, dell’inedito che contiene, e mi abbarbico al presente per trattenerlo.
Questa crisi ha lo stato d’animo degli apostoli i quali, dopo le apparizioni di Gesù, si rinchiudono in casa, intimoriti sul da farsi, o, peggio, è la crisi di Giuda appeso alla corda, incapace di guardare oltre. Il timore di perderci rallenta qualsiasi movimento di crescita. La vera crisi è dunque nell’assenza di fiducia, nella cecità verso l’impossibile di oggi, che sarà possibile domani. Questa situazione può sbloccarsi solo riaprendoci al movimento naturale della vita, quel movimento del quale la crisi è parte, perché annullando le nostre sicurezze, ci apre al cambiamento. Rileggendo i testi biblici di Pasqua possiamo riconoscere, fra altre infinite ricchezze e stimoli, almeno tre parole incandescenti che illuminano e ustionano i discepoli di ieri e noi, presunti discepoli di oggi: fermarsi, guardare/ascoltare, camminare.
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Don Augusto Fontana
Domenica di Pasqua
Anno B
Letture della messa del giorno: Atti 10,34a.37-43; Salmo 117; Colossesi 3,1-4; Giovani 20,1-9
È avvenuta di notte, mentre tutti dormivano o si rigiravano nel proprio letto; è avvenuta e nessuno l’ha vista accadere, forse solo qualche pietra o qualche bocciolo che stava provando ad aprirsi, forse una civetta. È avvenuta di notte la Risurrezione. Non c’era anima viva intorno, tutto è successo nel silenzio e nel buio, quando i rumori sono spenti, quando le voci al massimo sussurrano, quando anche gli animali tacciono. Una cosa segreta, un miracolo nascosto. Fossi stato al suo posto avrei scelto il pieno giorno e una folla plateale, avrei annunciato quel che stava per succedere con fulmini e saette e clamorosi avvisi di rivincita e di trionfo. Lui no, lui ha scelto di non fare rumore, ha scelto la discrezione della notte ovattata per afferrare di nuovo la vita e questa volta per sempre.
La notte è degli amanti e il “Dio amante della vita” (Sap. 11,26) non finisce mai di stupire: lo stupore di Maria Maddalena, di Pietro e di Giovanni, il nostro stupore. Dov’è il Signore? Con le mani ancora profumate Maddalena era arrivata al sepolcro, ed era ancora buio: troppo forte il dolore di aver perso il suo Maestro e di averlo visto morire, troppo straziante la sensazione che tutto fosse ormai finito; di Lui, che le aveva restituito l’innocenza e le aveva insegnato ad amare, non restava nemmeno il corpo da abbracciare un’ultima volta. Dove sei, Signore? Allora corre Maria con quel grido sulle labbra ad avvisare gli altri, e corre Giovanni e corre Pietro con il macigno del tradimento nel cuore. Li aspettano, al sepolcro, solo simboli di morte: i teli, il sudario e quella pietra rotolata.
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Don Luigi Verdi
La parola libertà in ebraico, contiene la radice hfsh, che vuol dire cercare. Un uomo è libero se continua a cercare. Le crisi, che sembrano bloccarci, in realtà aprono spazi, rompono gusci di comodità e creano le condizioni per mettersi di nuovo in marcia, in ricerca. Sono questi momenti di vuoto, di sospensione, di attesa, che rinnovano il mondo. Non dovrei temerli, ma viverli. Ciò che mi dovrebbe preoccupare, oggi, non è la crisi in quanto tale, ma l’indisponibilità a viverla. Non mi fido del futuro, dell’inedito che contiene, e mi abbarbico al presente per trattenerlo.
Questa crisi ha lo stato d’animo degli apostoli i quali, dopo le apparizioni di Gesù, si rinchiudono in casa, intimoriti sul da farsi, o, peggio, è la crisi di Giuda appeso alla corda, incapace di guardare oltre. Il timore di perderci rallenta qualsiasi movimento di crescita. La vera crisi è dunque nell’assenza di fiducia, nella cecità verso l’impossibile di oggi, che sarà possibile domani. Questa situazione può sbloccarsi solo riaprendoci al movimento naturale della vita, quel movimento del quale la crisi è parte, perché annullando le nostre sicurezze, ci apre al cambiamento. Rileggendo i testi biblici di Pasqua possiamo riconoscere, fra altre infinite ricchezze e stimoli, almeno tre parole incandescenti che illuminano e ustionano i discepoli di ieri e noi, presunti discepoli di oggi: fermarsi, guardare/ascoltare, camminare.
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Don Augusto Fontana