Letture: Atti 4,32-35; Salmo 117; 1 Giovanni 5,1-6; Gv 20,19-31
Passa a porte chiuse il Risorto, senza rumore di passi o di chiavi nella serratura, neanche il cigolio di una maniglia; passa attraverso i muri tra cui i discepoli se ne stavano rintanati “per paura”. E cosa si dicevano tra loro, cosa passava nel loro cuore? Dovevano credere a quel che avevano detto loro Maddalena e le altre donne, che invece le loro porte le avevano aperte al mattino presto e, spinte da passi innamorati, si erano recate al sepolcro? E Pietro e Giovanni che dopo la corsa mattutina avevano visto la tomba vuota, possibile che non avessero trovato di meglio da fare che chiudersi in casa con gli altri? Quanto subbuglio nel loro cuore, che frastuono di emozioni, di pensieri contrastanti, un uragano di impressioni e di inquietudini!
Arrivano allora come un balsamo le parole di Gesù: “Pace a voi”. Parole ripetute ancora: li conosceva bene i suoi ragazzi, lo sapeva che avevano bisogno di un antidoto alla paura, e cosa è la pace se non il contrario della paura? Lo sapeva che erano pieni di sensi di colpa per i tradimenti, per la solitudine a cui lo avevano abbandonato, per essersene scappati ancora e sempre per paura. E ora, come una carezza, quelle parole “Pace a voi!” come a dire “state tranquilli, quel che è stato è stato, vi voglio ancora bene.”
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Don Luigi Verdi
È passata già una settimana dal giorno in cui abbiamo celebrato la Pasqua del Signore. La sapienza della Chiesa ci invita a vivere questo nuovo tempo che si apre davanti a noi come un unico giorno in cui continuare a celebrare la resurrezione e la vita. Il Vangelo che abbiamo ascoltato oggi si apre proprio con la menzione della «sera di quel giorno, il primo della settimana» (Gv 20,19). Il Signore è risorto dai morti. Maria di Magdala lo ha visto. È il giorno in cui la luce vera ha vinto le tenebre (Gv 1,5). Per i discepoli però è ancora sera, la scena descritta ci lascia immaginare il buio ancora più intenso dovuto alle «porte chiuse» (Gv 20,19) del luogo nel quale si trovano. Sembra che la luce pasquale ancora non li abbia raggiunti.
L’evangelista Giovanni chiarisce subito il motivo di questa chiusura: i discepoli hanno paura dei giudei. Lo sforzo che oggi ci viene chiesto è quello di non attribuire nessun giudizio morale a questa categoria religiosa. Certo, nel Quarto Vangelo essi hanno un ruolo controverso e molto attivo nella vicenda terrena di Gesù. Leggendo il Vangelo, qualche pagina prima del nostro brano, ci accorgeremo che lo stesso Gesù entrerà nell’ora della sua passione con il titolo di “Re dei giudei” e questo motivo di condanna non è unicamente uno scherno. Nel nostro racconto dunque non ci vengono presentati degli uomini buoni o degli uomini cattivi, ma semplicemente degli uomini. Perché allora i discepoli hanno paura dei Giudei? di chi hanno paura? E che cosa li spaventa?
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II domenica di Pasqua
Anno B
Letture: Atti 4,32-35; Salmo 117; 1 Giovanni 5,1-6; Gv 20,19-31
Passa a porte chiuse il Risorto, senza rumore di passi o di chiavi nella serratura, neanche il cigolio di una maniglia; passa attraverso i muri tra cui i discepoli se ne stavano rintanati “per paura”. E cosa si dicevano tra loro, cosa passava nel loro cuore? Dovevano credere a quel che avevano detto loro Maddalena e le altre donne, che invece le loro porte le avevano aperte al mattino presto e, spinte da passi innamorati, si erano recate al sepolcro? E Pietro e Giovanni che dopo la corsa mattutina avevano visto la tomba vuota, possibile che non avessero trovato di meglio da fare che chiudersi in casa con gli altri? Quanto subbuglio nel loro cuore, che frastuono di emozioni, di pensieri contrastanti, un uragano di impressioni e di inquietudini!
Arrivano allora come un balsamo le parole di Gesù: “Pace a voi”. Parole ripetute ancora: li conosceva bene i suoi ragazzi, lo sapeva che avevano bisogno di un antidoto alla paura, e cosa è la pace se non il contrario della paura? Lo sapeva che erano pieni di sensi di colpa per i tradimenti, per la solitudine a cui lo avevano abbandonato, per essersene scappati ancora e sempre per paura. E ora, come una carezza, quelle parole “Pace a voi!” come a dire “state tranquilli, quel che è stato è stato, vi voglio ancora bene.”
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Don Luigi Verdi
È passata già una settimana dal giorno in cui abbiamo celebrato la Pasqua del Signore. La sapienza della Chiesa ci invita a vivere questo nuovo tempo che si apre davanti a noi come un unico giorno in cui continuare a celebrare la resurrezione e la vita. Il Vangelo che abbiamo ascoltato oggi si apre proprio con la menzione della «sera di quel giorno, il primo della settimana» (Gv 20,19). Il Signore è risorto dai morti. Maria di Magdala lo ha visto. È il giorno in cui la luce vera ha vinto le tenebre (Gv 1,5). Per i discepoli però è ancora sera, la scena descritta ci lascia immaginare il buio ancora più intenso dovuto alle «porte chiuse» (Gv 20,19) del luogo nel quale si trovano. Sembra che la luce pasquale ancora non li abbia raggiunti.
L’evangelista Giovanni chiarisce subito il motivo di questa chiusura: i discepoli hanno paura dei giudei. Lo sforzo che oggi ci viene chiesto è quello di non attribuire nessun giudizio morale a questa categoria religiosa. Certo, nel Quarto Vangelo essi hanno un ruolo controverso e molto attivo nella vicenda terrena di Gesù. Leggendo il Vangelo, qualche pagina prima del nostro brano, ci accorgeremo che lo stesso Gesù entrerà nell’ora della sua passione con il titolo di “Re dei giudei” e questo motivo di condanna non è unicamente uno scherno. Nel nostro racconto dunque non ci vengono presentati degli uomini buoni o degli uomini cattivi, ma semplicemente degli uomini. Perché allora i discepoli hanno paura dei Giudei? di chi hanno paura? E che cosa li spaventa?
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