V domenica

Tempo ordinario, Anno B

Letture: Giobbe 7,1-4.6-7; Salmo 146; Prima Lettera ai Corinzi 9,16-19.22-23; Marco 1,29-39

È il report di una giornata-tipo di Gesù, scandita dall’alternarsi di tre cose: annunciare, guarire, pregare. Cafarnao è il primo laboratorio del Regno, dove il mondo di Dio si misura con il mondo del dolore. Nella Bibbia il futuro inizia sempre, come qui, dalle paludi. Marco inanella le tre location preferite del Maestro: la strada (Gesù si reca), la casa (di Simone), la folla. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Subito. Fa tenerezza questo preoccuparsi di Simone e Andrea delle loro vicende familiari e metterne a parte Gesù, come si fa con gli amici stretti. Tutto ciò che occupa il cuore dell’uomo entra nel rapporto con Dio.

Egli si avvicinò. Il primo verbo bellissimo, rivelatore: Gesù non sopporta distanze e mostra il suo primo annuncio in atto: il Regno si è fatto vicino ( Mc 1,15). Si avvicinò e la prese per mano. Potenza umile dei gesti: mano nella mano, una donna e Dio. Una mano è fatta per innalzarsi in un gesto di invocazione, per stringere altre mani in segno di amicizia o di aiuto, per accarezzare e per proteggere, per ricevere e per dare. La prende e la solleva: toccare, arte della vicinanza, un parlare con il corpo, forza trasmessa a chi è stanco, fiducia per ogni figlio impaurito, carezza per chi è solo. Gesù la solleva, la fa ri-sorgere, la libera. Ed ella li serviva: il servizio è il test della vera guarigione per tutti. Il Vangelo usa lo stesso verbo nel racconto delle tentazioni, quando gli angeli si avvicinarono a Gesù e lo servivano. Una donna, la suocera di Simone, assimilata agli angeli, le creature più vicine a Dio, diventa la prima diaconessa del Vangelo.

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P. Ermes Ronchi

 

La casa indica lo spazio familiare, il luogo dove ci sentiamo protetti, un luogo dove magari a volte ci chiudiamo per non essere visti o semplicemente per non essere disturbati. La casa è l’immagine della nostra vita, non solo perché guardando allo spazio in cui viviamo si capiscono molte cose di noi, ma anche perché è una rappresentazione di noi stessi, che cominciamo infatti a disegnare già quando siamo molto piccoli per esprimere una prima consapevolezza di noi stessi. A volte la tranquillità o il buio della nostra casa sono disturbati o ravvivati dalla presenza di un ospite inatteso, che senza essere invitato o senza annunciarsi irrompe nel nostro spazio, mettendo in moto novità inaspettate.

È la dinamica che ritroviamo nella pagina del Vangelo di questa domenica: Gesù si trova a Cafarnao, la città di Simone e Andrea, ed è in compagnia di Giacomo e di Giovanni. Si tratta dei primi discepoli, con i quali probabilmente Gesù vuole entrare in una maggiore familiarità. Per questo forse visita la loro città ed entra nei luoghi della loro quotidianità. Prima di tutto la sinagoga, il luogo della preghiera e dell’ascolto della parola, poi la casa della suocera di Pietro. C’è infatti un avverbio, subito, che sembra tenere insieme nel testo questi due luoghi emblematici: la sinagoga e la casa, la vita spirituale e la vita ordinaria, forse proprio per dire che queste dimensioni non sono separate, ma vanno tenute costantemente insieme.

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P. Gaetano Piccolo