X domenica

Tempo ordinario, Anno B

Letture: Genesi 3,9-15; Salmo 129; 2 Corinzi 4,13-5,1; Marco 3,20-35

Solo. In questo brano del Vangelo di Marco Gesù è solo, nonostante la folla che lo circonda, tanto che, nella casa, non riuscivano più neanche a muoversi. Gesù da un lato è assediato dagli scribi, quelli di chiesa, i gran teologi che lo accusano di essere indemoniato; dall’altro viene tacciato dai suoi, quelli di famiglia, quelli che lo amano, di essere un pazzo. Come si sarà sentito schiacciato da tanta incomprensione, quanta pena gli avrà riempito il cuore? Lui, accusato dagli scribi di essere posseduto da Belzebul, letteralmente “il signore delle mosche” o “dei letamai”; e, contemporaneamente e proprio da chi gli voleva bene, scusato per essere fuori di testa.

Nessuno capisce chi è questo Gesù così fuori dagli schemi, così imprevedibile e arreso: gli si rimprovera di non essere come ce lo siamo immaginato, come vorremmo che fosse, è un Messia che non aderisce all’idea che ci siamo fatta di Lui. D’altra parte cosa ti vuoi aspettare da un Dio che sceglie di farsi carne di bambino, di misurarsi con le fragilità dei suoi figli, di mescolarsi a loro fino a morire come ognuno di loro? Difficile da capire, da accettare, meglio considerarlo un po’ scemo. Quante volte anche per noi è incomprensibile la meravigliosa stoltezza di Dio.

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Don Luigi Verdi

 

Le tre liturgie domenicali con cui dopo la Pasqua riprende il ciclo del Tempo ordinario sono sostituite ogni anno dal Proprio della domenica di Pentecoste e delle due successive solennità (Trinità e Corpus Domini), che prolungano la pienezza vissuta. Prima del mercoledì delle Ceneri abbiamo celebrato, quest’anno, la sesta domenica del T.O. e oggi, dopo le tre solennità in corrispondenza delle domeniche 7, 8 e 9 del T.O., e dopo le liturgie feriali delle stesse settimane dell’Anno dispari, celebriamo la decima domenica, dedicata al tema del peccato e della redenzione. L’ordinarietà della vita, che può sembrarci sinonimo di banalità, fatica e sofferenza, è invece la Verità alta di una salvezza pienamente donataci nella Pasqua e ogni giorno offertaci nel memoriale perenne di quel Mistero, l’Eucaristia.

Il quotidiano dell’uomo è illuminato dalla bellezza pensata «in principio», prima del peccato, e mai revocata dal nostro Creatore innamorato: la I lettura (Genesi 3,8-25) è la stessa della solennità dell’Immacolata, in Avvento, al principio dell’anno liturgico, memoriale ciclico della Storia della salvezza. L’infedeltà degli uomini, per quanto grande, non rende vana la misericordia di Dio: Lui solo è il Signore dell’universo ed è Amore senza fine! La salvezza potente realizzata nell’Incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù, unico Mistero, è profetizzata già in Eden nel cosiddetto protovangelo, subito dopo il peccato, con la Parola del Padre che conferma l’originario dono della isha (Genesi 2,18-25), madre di una stirpe, nemica del peccato, del male e della morte.

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Laura Paladino