Letture: Esodo 16,2-4.12-15; Salmo 77; Efesini 4,17.20-24; Giovanni 6,24-35
Quel pane, che la folla aveva mangiato seduta come fosse un picnic sull’erba, ha risvegliato curiosità e domande, tanto che la folla si precipita a seguire Gesù sull’altra sponda del lago. Peccato però che, più che il desiderio di conoscere chi veramente fosse quel Gesù che aveva offerto la merenda, assistiamo quasi a un interrogatorio e a un dialogo che si svolge su due piani diversi: la folla vede Gesù come il distributore di pane gratis, colui che, insomma, risolve il problema del guadagnarsi la focaccia; Lui invece parla di vita inesauribile, racconta di un Dio che dà forza al cammino di ogni giorno.
Come potranno capirsi? E come noi possiamo capire questo Dio che si nasconde in qualcosa di tanto ordinario e semplice come un pezzo di pane e che ci parla di una vita piccola e quotidiana e, nello stesso tempo, infinita? Nella prima lettura abbiamo ascoltato che, quando gli Israeliti videro la manna, si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo». (Es.16,15), e me li immagino con la manna tra le mani e gli occhi stupiti a interrogarsi su quel che avevano davanti, a bocca aperta come bambini esterrefatti.
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Don Luigi Verdi
Dopo aver compiuto il segno dei pani il Maestro si «ritirò sul monte, Lui solo», mentre gli apostoli, sul far della sera, «scesero al mare» e «in barca si avviarono in direzione di Cafarnao». È importante il simbolismo in questo racconto: Lui sale, loro scendono, senza di Lui; quando «è ormai buio, Egli non li ha ancora raggiunti»; «si avvicina» soltanto a notte fonda, camminando sul mare, «agitato perché soffiava un forte vento». Dopo l’iniziale terrore lo riconoscono alle sue parole: «Io sono, non abbiate paura!». Gesù pronuncia il nome di Dio, dice che Egli è, in eterno, e chi Egli è: il Signore del Cielo e della Terra, cui le potenze della creazione obbediscono. Allora i discepoli «vollero prenderlo sulla barca, e subito essa toccò la riva cui erano diretti» (Giovanni 6,16-21).
L’aver conosciuto la bontà del Signore, i suoi doni, la sua amicizia non ci mette al riparo da momenti di tempesta e di dubbio; possiamo essere tentati di fare da soli e di avventurarci senza Gesù: potremo anche remare «per tre o quattro miglia», ma poi sperimenteremo lo smarrimento e la paura! Solo se sapremo riconoscerlo presente, se sapremo fare professione di fede autentica, se “vorremo prenderlo con noi”, «i nostri progetti riusciranno» (cfr. Proverbi 13,3). È Lui che trae vita dove c’è morte: altrove, lontani da Lui, c’è solo l’illusione della vita, ma tutto scivola via nell’abisso del nulla, senza senso.
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Laura Paladino
XVIII domenica
Tempo ordinario, Anno B
Letture: Esodo 16,2-4.12-15; Salmo 77; Efesini 4,17.20-24; Giovanni 6,24-35
Quel pane, che la folla aveva mangiato seduta come fosse un picnic sull’erba, ha risvegliato curiosità e domande, tanto che la folla si precipita a seguire Gesù sull’altra sponda del lago. Peccato però che, più che il desiderio di conoscere chi veramente fosse quel Gesù che aveva offerto la merenda, assistiamo quasi a un interrogatorio e a un dialogo che si svolge su due piani diversi: la folla vede Gesù come il distributore di pane gratis, colui che, insomma, risolve il problema del guadagnarsi la focaccia; Lui invece parla di vita inesauribile, racconta di un Dio che dà forza al cammino di ogni giorno.
Come potranno capirsi? E come noi possiamo capire questo Dio che si nasconde in qualcosa di tanto ordinario e semplice come un pezzo di pane e che ci parla di una vita piccola e quotidiana e, nello stesso tempo, infinita? Nella prima lettura abbiamo ascoltato che, quando gli Israeliti videro la manna, si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo». (Es.16,15), e me li immagino con la manna tra le mani e gli occhi stupiti a interrogarsi su quel che avevano davanti, a bocca aperta come bambini esterrefatti.
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Don Luigi Verdi
Dopo aver compiuto il segno dei pani il Maestro si «ritirò sul monte, Lui solo», mentre gli apostoli, sul far della sera, «scesero al mare» e «in barca si avviarono in direzione di Cafarnao». È importante il simbolismo in questo racconto: Lui sale, loro scendono, senza di Lui; quando «è ormai buio, Egli non li ha ancora raggiunti»; «si avvicina» soltanto a notte fonda, camminando sul mare, «agitato perché soffiava un forte vento». Dopo l’iniziale terrore lo riconoscono alle sue parole: «Io sono, non abbiate paura!». Gesù pronuncia il nome di Dio, dice che Egli è, in eterno, e chi Egli è: il Signore del Cielo e della Terra, cui le potenze della creazione obbediscono. Allora i discepoli «vollero prenderlo sulla barca, e subito essa toccò la riva cui erano diretti» (Giovanni 6,16-21).
L’aver conosciuto la bontà del Signore, i suoi doni, la sua amicizia non ci mette al riparo da momenti di tempesta e di dubbio; possiamo essere tentati di fare da soli e di avventurarci senza Gesù: potremo anche remare «per tre o quattro miglia», ma poi sperimenteremo lo smarrimento e la paura! Solo se sapremo riconoscerlo presente, se sapremo fare professione di fede autentica, se “vorremo prenderlo con noi”, «i nostri progetti riusciranno» (cfr. Proverbi 13,3). È Lui che trae vita dove c’è morte: altrove, lontani da Lui, c’è solo l’illusione della vita, ma tutto scivola via nell’abisso del nulla, senza senso.
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Laura Paladino