XXVII domenica

Tempo ordinario, Anno B

Letture: Genesi 2,18-24; Salmo 127; Lettera agli Ebrei 2,9-11; Marco 10,2-16

E se invece avessimo un cuore tenero? Se il nostro cuore non fosse diventato un pezzo di pietra nel petto che non batte, non sussulta, non sobbalza, non si stupisce più davanti alla meraviglia del creato e al mistero dell’altro? Se non avessimo bisogno di leggi e norme che ci impongano il rispetto e la difesa della dignità, il tremore dinanzi alla diversità, l’attenzione e la cura verso chi è nostro compagno di cammino? Se fossimo cioè rimasti come Dio ci ha desiderato quando, impastandoci col fango e soffiando su di noi, ci ha resi vivi e amanti?

Dio non impone leggi, Lui mette nel nostro cuore un pezzetto del suo cuore che sogna amore e vita ovunque e che, come un artista visionario, vede straripare la bellezza dai fili d’erba, la forza dalla gemma sull’albero, la potenza dallo scorrere dei ruscelli. Vede la possibilità che portiamo racchiusa come un tesoro nascosto e profondo: il nostro cuore tenero. L’amore non si esige con la legge, vorrebbe dire snaturarlo, sciuparlo, denigrarlo: l’amore chiede una tenerezza di cuore che significa apertura, capacità di commuoversi e brividi di stupore.

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Don Luigi Verdi

 

C’è una svolta nel racconto. Gesù lascia la Galilea e si sposta verso la Giudea. Inizia l’itinerario che lo porterà a Gerusalemme, mentre egli continua a formare i suoi sul senso della sequela. È questo l’humus di fondo della sezione. Ha da poco rivelato che strano modello di Cristo Salvatore sarà: uno che accetterà il rifiuto violento del potere politico e religioso di Israele, uno che metterà la sua vita nelle mani del Padre suo, in obbedienza totale al suo progetto di amore per tutti i suoi figli sino a volerli accogliere nella sua stessa Vita, uno che potrà scegliere di essere perdente, di essere mite perché libero nell’intima adesione al Padre.

Ma come seguire un tale messia? Il discepolo viene chiamato da allora a destrutturare le sue categorie mentali, a lasciare, a uscire dalle sue aspettative umane di successo, di esercizio del potere, per entrare nel territorio inesplorato del “chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”. Tradotto: nella sua sequela la vita in pienezza si otterrà imparando a donare la propria. E tornano le folle, che con moto sincero di nuovo accorrono verso la sua parola così generosa a saziare la fame e sanare le ferite del cuore.

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Raffaela