II domenica di Natale

Anno C

Letture: Siracide 24,1-4.12-16; Salmo 147; Efesini 1,3-6.15-18; Giovanni 1,1-18

Aveva poggiato il capo sul petto di Gesù nell’ultima cena l’autore di questo brano di Vangelo: aveva sentito battere il cuore di Dio, aveva ascoltato il pulsare del sangue di Dio. Chi più di lui può allora annunciarci che quel Dio invisibile dell’Antico Testamento, quel Messia che tutti aspettavano era finalmente arrivato nel frammento di carne che, come un bacio alla terra, aveva abitato tra noi? «Venne tra i suoi» ci dice Giovanni, e andò a cena da Zaccheo, cambiò l’acqua in vino, si lasciò profumare da una prostituta, scelse amici che puzzavano di pesce, mangiò con quelli che nessuno avrebbe mai invitato a cena e morì come un brigante.

Come accogliere un Dio così? Come riconoscerlo? Troppo simile a noi, troppo fatto di carne fragile, debole, quotidiana, quel Verbo dal quale ha origine la vita. Si fa fatica, si deve spiccare un salto vertiginoso, i brividi quasi ci paralizzano nel misurare le distanze: credere in un Dio così vicino da poterlo confondere con uno di noi. Eppure il salto, quello vero, lo ha fatto Lui che ha ricucito la lontananza tra cielo e terra, ha saldato il tragitto abolendo i confini, e annullando le divisioni.

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Don Luigi Verdi

 

Nella seconda domenica dopo Natale la liturgia ci propone alcuni testi di grande spessore teologico, perché dopo l’aspetto emotivo e semplice del Natale impariamo ad approfondire il mistero che ci è stato rivelato, per cogliere in profondità la ricchezza di ciò che adoriamo. Il libro del Siracide (24,1-4.8-12), che ci propone il cantico della Sapienza, alludendo all’azione dei profeti attraverso i quali la parola di Dio si era comunicata agli uomini, dice che la Sapienza divina ha preso Gerusalemme come sua residenza.

L’espressione che adopera il Siracide, parlando della sapienza, è la stessa che adotta l’evangelista Giovanni (1,1-18), parlando del Logos di Dio, cioè il suo pensiero – ancora di più della parola – la sua logica, la sua sapienza ha piantato la tenda nell’umanità: si è accampato nella nostra situazione precaria; ha preso dimora e abitazione nella nostra esperienza umana, per condividere la nostra umanità, per farci dono della sua divinità. Con Gesù noi siamo arrivati pienamente a Dio o, meglio, Dio è arrivato per primo e pienamente a noi. Attraverso Gesù riceviamo il «potere di diventare figli di Dio»: ecco la rivelazione della nostra segreta identità.

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Don Gianni Carozza