Letture: Genesi 15,5-12.17-18; Salmo 26; Filippesi 3,17-4,1; Luca 9,28b-36
Un anticipo di Pasqua, un assaggio della resurrezione: di questo oggi ci parla il Vangelo. Appena entrati nel tempo di Quaresima il racconto della Trasfigurazione ci fa intravedere verso dove stiamo andando, la nostra meta, l’orizzonte vicino. E che importa se tutto ancora deve accadere, che importa come e quando accadrà e se ci saranno nubi o tempeste a incuterci paura: ora lo sappiamo cosa ci attende. Non domani, non nell’aldilà: ma se saremo capaci di ascoltare, di spiare nel fragore la Sua voce, di scovare nel silenzio la Sua presenza.
Accade anche a noi, quando l’amore scorre nelle vene, di trasfigurarci: lo leggiamo negli occhi di luce degli innamorati, lo avvertiamo nel brivido della loro pelle, lo scopriamo esterrefatti da uno sguardo che luccica. L’amore non si vede, ma se ne vedono i giochi di luce, gli effetti speciali, come una veste improvvisamente sfolgorante. I volti e le vesti, persino le vesti, a contatto con la carne dell’infinito diventano luce e bellezza. Inondati di amore.
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Don Luigi Verdi
Ogni seconda domenica di Quaresima la liturgia propone il Vangelo della Trasfigurazione di Gesù, che quest’anno ascoltiamo nella versione di Luca (9,28-36). Il testo della prima lettura (Genesi 15,5-12.17-18) presenta il racconto dell’alleanza che Dio ha stipulato con il patriarca Abramo, impegnandosi a dargli la terra. L’apostolo, nella seconda lettura (Filippesi 3,17-4,1), ci ricorda il grande impegno che Dio ha preso con noi: il nostro corpo mortale verrà trasfigurato dal Signore e sarà reso simile al suo corpo glorioso.
È importante anzitutto notare che la Trasfigurazione avviene su un monte. Quale sia il monte non viene detto e del resto non è necessario saperlo. Ci basti osservare che il monte ha una chiara funzione simbolica perché è il luogo più vicino a colui che è chiamato l’Altissimo. E su questo monte, dove la terra tocca il cielo, Gesù viene a pregare, a vivere un momento di particolare intensità nella sua relazione con il Padre. Gli evangelisti dicono poi che nel momento della Trasfigurazione apparvero Mosè ed Elia a fianco a Gesù. Luca aggiunge che i tre parlavano dell’esodo che Gesù avrebbe dovuto compiere a Gerusalemme.
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Don Gianni Carozza
II domenica di Quaresima
Anno C
Letture: Genesi 15,5-12.17-18; Salmo 26; Filippesi 3,17-4,1; Luca 9,28b-36
Un anticipo di Pasqua, un assaggio della resurrezione: di questo oggi ci parla il Vangelo. Appena entrati nel tempo di Quaresima il racconto della Trasfigurazione ci fa intravedere verso dove stiamo andando, la nostra meta, l’orizzonte vicino. E che importa se tutto ancora deve accadere, che importa come e quando accadrà e se ci saranno nubi o tempeste a incuterci paura: ora lo sappiamo cosa ci attende. Non domani, non nell’aldilà: ma se saremo capaci di ascoltare, di spiare nel fragore la Sua voce, di scovare nel silenzio la Sua presenza.
Accade anche a noi, quando l’amore scorre nelle vene, di trasfigurarci: lo leggiamo negli occhi di luce degli innamorati, lo avvertiamo nel brivido della loro pelle, lo scopriamo esterrefatti da uno sguardo che luccica. L’amore non si vede, ma se ne vedono i giochi di luce, gli effetti speciali, come una veste improvvisamente sfolgorante. I volti e le vesti, persino le vesti, a contatto con la carne dell’infinito diventano luce e bellezza. Inondati di amore.
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Don Luigi Verdi
Ogni seconda domenica di Quaresima la liturgia propone il Vangelo della Trasfigurazione di Gesù, che quest’anno ascoltiamo nella versione di Luca (9,28-36). Il testo della prima lettura (Genesi 15,5-12.17-18) presenta il racconto dell’alleanza che Dio ha stipulato con il patriarca Abramo, impegnandosi a dargli la terra. L’apostolo, nella seconda lettura (Filippesi 3,17-4,1), ci ricorda il grande impegno che Dio ha preso con noi: il nostro corpo mortale verrà trasfigurato dal Signore e sarà reso simile al suo corpo glorioso.
È importante anzitutto notare che la Trasfigurazione avviene su un monte. Quale sia il monte non viene detto e del resto non è necessario saperlo. Ci basti osservare che il monte ha una chiara funzione simbolica perché è il luogo più vicino a colui che è chiamato l’Altissimo. E su questo monte, dove la terra tocca il cielo, Gesù viene a pregare, a vivere un momento di particolare intensità nella sua relazione con il Padre. Gli evangelisti dicono poi che nel momento della Trasfigurazione apparvero Mosè ed Elia a fianco a Gesù. Luca aggiunge che i tre parlavano dell’esodo che Gesù avrebbe dovuto compiere a Gerusalemme.
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Don Gianni Carozza