Letture: Michea 5,1-4a; Salmo 79; Ebrei 10,5-10; Luca 1,39-45
Due donne in dolce attesa che si incontrano, due donne che al solo cenno di saluto si riconoscono e l’una vede quel che sta accadendo all’altra e ne sono tanto stupite da scoppiare in canti di felicità, tanto sorprese da gridare una benedizione alla vita. Due bimbi in utero che si riconoscono, l’uno, quello di Elisabetta, appena un po’ più grande che salta di gioia: Ti aspettavo, sembra che dica con quella sua giravolta, ti stavo aspettando da tanto…
Che giornata oggi ci viene raccontata, sul ciglio del Natale la parola passa a chi di vita se ne intende, a chi la vita la fa dentro di sé, non solo la porta dentro e la custodisce, ma ci mette il suo sangue, la carne, la pelle. Passa sotto il nome di Visitazione, il brano del Vangelo che abbiamo letto, anche se non si tratta qui di una visita di cortesia, non è un semplice recarsi a casa di chi, più anziana, è degna di un rispettoso ossequio. Sembra quasi che ci sia la voglia da parte di Maria di raccontare ad Elisabetta quel che le è successo, come si fa tra compagne di scuola, come si fa con gli amici: ”non vedo l’ora di dirti una cosa…”.
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Don Luigi Verdi
Credo che Dio viene in alto silenzio e con piccole cose; che i suoi angeli, sopra di noi come Betlemme, annunciano, con voce che sa di stelle, che la pace, nonostante tutte le smentite, è un miracolo possibile. Attraverso due donne portatrici di vita nuova, il vangelo ci prepara al Natale, ormai alle porte. Maria si mise in viaggio in fretta. Appena l’angelo è volato via, anche lei vola via da Nazaret, quasi sulle orme di Gabriele. E appena giunta sull’uscio della casa di Zaccaria, Maria fa come l’angelo con lei; adesso è lei a diventare l’angelo di un lieto annunzio, e il bimbo nel buio del grembo lo percepisce con tutto se stesso: “appena il tuo saluto è giunto, il bambino ha sussultato di gioia nel mio seno”.
Dio viene con gioia, come un abbraccio, come una musica, una chiamata alla danza. Viene e nasce vita. La corsa di Maria è accolta al suo arrivo da una benedizione. Benedetta tu… Tu che hai avuto la follia di accogliere la follia di Dio. Un vento di benedizione dovrebbe aprire ogni dialogo. Dire il bene, vedere la luce nell’altro che condivide con me un pezzo di strada o la vita intera. E non giudicare nessuno dal semplice colore della buccia, ma dal sapore della polpa, che per essere gustato richiede pazienza e rispetto.
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Fra Ermes Ronchi
IV domenica di Avvento
Anno C
Letture: Michea 5,1-4a; Salmo 79; Ebrei 10,5-10; Luca 1,39-45
Due donne in dolce attesa che si incontrano, due donne che al solo cenno di saluto si riconoscono e l’una vede quel che sta accadendo all’altra e ne sono tanto stupite da scoppiare in canti di felicità, tanto sorprese da gridare una benedizione alla vita. Due bimbi in utero che si riconoscono, l’uno, quello di Elisabetta, appena un po’ più grande che salta di gioia: Ti aspettavo, sembra che dica con quella sua giravolta, ti stavo aspettando da tanto…
Che giornata oggi ci viene raccontata, sul ciglio del Natale la parola passa a chi di vita se ne intende, a chi la vita la fa dentro di sé, non solo la porta dentro e la custodisce, ma ci mette il suo sangue, la carne, la pelle. Passa sotto il nome di Visitazione, il brano del Vangelo che abbiamo letto, anche se non si tratta qui di una visita di cortesia, non è un semplice recarsi a casa di chi, più anziana, è degna di un rispettoso ossequio. Sembra quasi che ci sia la voglia da parte di Maria di raccontare ad Elisabetta quel che le è successo, come si fa tra compagne di scuola, come si fa con gli amici: ”non vedo l’ora di dirti una cosa…”.
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Don Luigi Verdi
Credo che Dio viene in alto silenzio e con piccole cose; che i suoi angeli, sopra di noi come Betlemme, annunciano, con voce che sa di stelle, che la pace, nonostante tutte le smentite, è un miracolo possibile. Attraverso due donne portatrici di vita nuova, il vangelo ci prepara al Natale, ormai alle porte. Maria si mise in viaggio in fretta. Appena l’angelo è volato via, anche lei vola via da Nazaret, quasi sulle orme di Gabriele. E appena giunta sull’uscio della casa di Zaccaria, Maria fa come l’angelo con lei; adesso è lei a diventare l’angelo di un lieto annunzio, e il bimbo nel buio del grembo lo percepisce con tutto se stesso: “appena il tuo saluto è giunto, il bambino ha sussultato di gioia nel mio seno”.
Dio viene con gioia, come un abbraccio, come una musica, una chiamata alla danza. Viene e nasce vita. La corsa di Maria è accolta al suo arrivo da una benedizione. Benedetta tu… Tu che hai avuto la follia di accogliere la follia di Dio. Un vento di benedizione dovrebbe aprire ogni dialogo. Dire il bene, vedere la luce nell’altro che condivide con me un pezzo di strada o la vita intera. E non giudicare nessuno dal semplice colore della buccia, ma dal sapore della polpa, che per essere gustato richiede pazienza e rispetto.
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Fra Ermes Ronchi